In Calabria 80 posti buttati uno sperpero da 8 milioni

La prigione doveva aprire nel 1991: non è mai entrata in funzione. E il ministero di Giustizia non sa che fare

In Calabria 80 posti buttati uno sperpero da 8 milioni

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Vibo Valentia - «È il peggior esempio di cattiva amministrazione pubblica che io conosca. Unosperpero di denaro pubblico pazzesco. Una roba da non crederci, anche dal punto di vista del degrado e della salute c’è da essere preoccupati. Un istituto abbandonato all’incuria da oltre vent’anni...». Rocco Condoleo, farmacista-sindaco di Mileto, settemila anime arroccate nel Vibonese, è «dai tempi lontani del Guardasigilli Claudio Martelli» che a ogni ministro chiede di non mandarein malora un carcere costato negli anni ’80 oltre 3 miliardi e seicento milioni di lire e che, «di fatto, ancora ricade nelle competenze del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ». L’ultima volta il primocittadino ha chiesto aiuto all’ex sottosegretario Armando Veneto, senza fortuna. Adesso, dice, si è arrivati «a una sorta di convenzione con il ministero della Giustizia che se ne vorrebbe disfare ma ancora non decide sul da farsi». Il «mandamentale » di Mileto da 80 posti «tollerabili » è venuto su a fatica tra contenziosi con le imprese, lacci e lacciuoli burocratici, beghe infinite tra apparati istituzionali. Nel ’91 era pronto per l’inaugurazione. Non se ne è fatto mai nulla. La galera dell’ex città normanna è in una zona centrale, dietro la Diocesi, a ridosso della Cattedrale. Ben collegata tra le province di Reggio e Vibo, attraverso la statale 18. Vista all’esterno, a occhio nudo, sembra a mala pena decente. All’interno è da brividi. Vandali e ladri si sono divertiti parecchio. Hannorubato e distrutto tutto quello che c’era da rubare e sfasciare: scaldabagni, porte in legno, caldaie, termosifoni, televisori, lavabi, sanitari, infissi, finestre, letti, docce, cucine, lampade, sedie, tavoli. Una struttura nuovissima, «bombardata» come se fossimo a Bagdad. Dove l’erba si arrampica ovunque, davanti e dietro la porta carraia arrugginita, tra le pietre dello spazio adibito ad ora d’aria. Francesco Ciccone, agente penitenziario e vice segretario regionale del sindacato Sappe, è ancora più spietato del sindaco. «Questo istituto, per comeè stato trattato, è una vergogna nazionale. Tutti fanno finta di niente ma tutti sanno che deve essere riaperto perché con il decreto ministeriale dell’ex ministro Diliberto l’istituto di Mileto è stato “salvato” e trasformato da mandamentale a istituto penitenziario. Questo chiaramente permetterebbe oggi di avere in Calabria un istituto penitenziario all’avanguardia per ospitare una consistente popolazione detenuta simile, magari, a quella di Laureana di Borrello». Altri comunque sono gli istituti che devono riaprire, irrompe il segretario regionale calabrese DamianoBellucci.

«La criminalità organizzata quaggiù dilaga ma la si fronteggia senza aprire le carceri e senza predisporre personale addetto. Il carcere di Arghillà-Reggio Calabria lo aspettiamo da almeno due anni, a Locri il circondariale è chiuso parzialmente per ristrutturazione. Siamo al collasso, ma chi deve fare qualcosa, non fa»

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