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La Calabria paga Consorte per rilanciare il turismo

La campagna della Regione affidata, senza gara, a un’agenzia controllata dall’ex presidente Unipol. Giallo sui costi: 2,7 milioni per la società, ma sarebbero 6,3

La Calabria paga Consorte per rilanciare il turismo

Gian Marco Chiocci - Luca Rocca

Soldi al finanziere «rosso» di Unipol, Giovanni Consorte, per rifare il look alla Calabria. Soldi provenienti da una campagna di comunicazione affidata a Oliviero Toscani, finalizzata a risollevare l’immagine della regione, ideata e voluta proprio dell’ex responsabile al turismo diessino, oggi capogruppo del Pd regionale, Nicola Adamo. Soldi per un’iniziativa che torna a galla grazie a una diatriba locale incentrata sulla cifra realmente impegnata per una campagna già dimenticata: sei milioni di euro. Soldi impiegati per far approdare l’idea di una Calabria «diversa» sui principali giornali italiani, sulle tv e per le strade. Ma soprattutto, soldi finiti anche all’agenzia «Rpn Porelli», posseduta al 30 per cento dalla merchant bank «Intermedi Spa» di Consorte.

Secondo alcune indiscrezioni, rilanciate da un quotidiano locale, Adamo aveva garantito che non si sarebbero spesi più di 900mila euro. La Rpn, contatta dal Giornale, lo smentisce e dice che di milioni ne sono stati spesi 2,7, mentre il foglio locale parla addirittura di 6,3 milioni. Nel febbraio scorso l’assessore al Turismo decide di tentare di risollevare l’immagine della Calabria attraverso una provocatoria campagna di comunicazione, chiamata «Gli ultimi saranno i primi». L’incarico, secondo la versione che ne dà il presidente della Rpn, Natale Pierluigi Arcuri, viene affidato a una società di consulenza, la «Npea Comunicazione», che per la realizzazione si rivolge proprio alla Rpn controllata al 30 per cento dalla «Intermedi» di Consorte. Particolare non secondario, il presidente della Rpn, Arcuri, oltre a collaborare per il Gruppo Unipol, per la stessa Regione Calabria e per il Palazzo delle Esposizioni di Roma, è infatti anche consulente della Npea.

A sua volta, il capo di quest’ultima, Cristiana Luzzi, è impiegata alla Rpn. Arcuri contesta a fondo le cifre emerse in questi giorni e spiega che non sono stati superati i 2,7 milioni di euro e che «la definizione dei relativi ordini e dei successivi contratti d’acquisto sono stati svolti dall’Amministrazione direttamente con le concessionarie individuate e le società indicate per la realizzazione dei materiali». E che dunque «le risorse destinate alla campagna pubblicitaria di Toscani non sono assolutamente finite nelle mani di Report Porter Novelli, la cui attività è stata remunerata, come di prassi, direttamente dalle concessionarie».

Il presidente di Rpn spiega che Consorte non ha alcun incarico nella sua società e nel dettaglio precisa che sono stati spesi 1,5 milioni per la stampa, 500mila euro per la pubblicità in tv, 450mila per l’affissione dei manifesti.

All’obiezione che la campagna sarebbe dovuta costare molto meno, come garantito da Adamo, Arcuri replica: «Questo a noi non interessa, ne risponderanno loro». Ciò che non risulterebbe è l’istituzione di una regolare gara. Secondo la stampa locale «qualora la gara ci fosse stata, questa si è svolta di gran fretta e senza le necessarie prerogative europee». Stando al presidente della Rpn «l’incarico è avvenuto per via diretta, senza alcun appalto». Nel presentare il faraonico progetto pubblicitario, Nicola Adamo aveva detto urbi et orbi: «Gli ultimi saranno i primi: il messaggio è evangelico, ma la condizione è terrena».

E i soldi pure.

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