«Calabria, serve un’ispezione sui pm»

Felice Manti

da Milano

«Ho già querelato alla Procura di Salerno e al Csm il pm Eugenio Facciolla, che ha messo in giro un mucchio di falsità sul mio conto. E ho già incaricato i miei legali di sporgere querela contro ignoti perché le intercettazioni raccolte in maniera illegittima e pubblicate dall’Espresso sono state manipolate». Il deputato calabrese dell’Udeur, Ennio Morrone, è da giorni sul banco degli accusati per il suo coinvolgimento nel caso Pacenza, il capogruppo dei Ds alla Regione Calabria arrestato lo scorso 15 agosto con l’accusa di concussione per aver favorito l’assunzione di alcuni giovani in aziende fantasma che beneficiavano di contributi della Ue. Morrone, insieme ad altri parlamentari, era andato in carcere per esprimere a Pacenza la propria solidarietà. Il colloquio con l’esponente della Quercia, avvenuto qualche giorno dopo l’arresto e autorizzato dallo stesso Facciolla, è stato invece intercettato. «Ma quella conversazione è stata manipolata».
Le sue accuse sono molto gravi...
«Guardi, i fatti sono questi: la conversazione intercettata in maniera illegale. E la bobina, anziché essere trascritta all’interno del tribunale che ha disposto l’intercettazione, è stata mandata a sbobinare presso una ditta esterna, a Bari. Una procedura impropria, che forse nasconde un disegno...».
Lei dunque non ha detto «ladro, bastardo» e tutte le altre frasi che le attribuiscono?
«Io ho solo detto che Cozzolino è un ragazzo di 30 anni, molto ingenuo. Ha fatto certamente degli errori, a mio avviso, ma è umano, è in buona fede come gran parte della Procura di Cosenza. Anzi, le dirò di più. Visto che quelle trascrizioni non rispecchiano ma stravolgono il mio pensiero, ho chiesto ufficialmente al Tribunale di non distruggere i nastri originali, ma di custodirli con cura perché non ci sia alcuna possibilità di manomissione».
E la frase sul trasferimento del Gip?
«Ma quella la sapevano tutti, era di dominio pubblico da tempo. Poi bisogna anche vedere i toni con i quali certe espressioni sono state pronunciate. Si ricordi che Pacenza era ingiustamente in carcere da tre giorni... Il mio è stato un gesto di coraggio nei confronti di una persona estremamente provata dal punto di vista psicologico. Un gesto che purtroppo ho pagato caro e sto pagando, anche perché qualcuno ha ingiustamente messo in mezzo il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, parlando di pressioni che io non mi sono mai sognato di fare. Anzi, spero che alla luce di tutto quello che è successo, il ministro mandi gli ispettori ministeriali a Catanzaro e Cosenza».
Che cosa dovrebbero scoprire, questi ispettori?
«Che c’è qualcuno, estraneo alla Procura di Cosenza, che sta muovendo i fili. È un magistrato che ritiene di essere iperprotetto. Ma al momento non posso dirle altro...».
Ce l’ha con Facciolla?
«Ha sbagliato a intercettarmi. Due volte. Perché ha leso le mie prerogative di parlamentare e perché lui stesso aveva autorizzato quel colloquio. Poi ha detto un mucchio di falsità sul mio conto, sul conto della mia famiglia».
A che cosa si riferisce?
«Facciolla ha detto all’ispettore ministeriale Lupacchini che io avrei due procedimenti penali pendenti, e non è affatto vero. Ha detto che mia figlia (Manuela, ndr) lavora nel settore penale, e invece non è mai stata sostituto procuratore o giudice penale, ma invece esercita, e ha sempre esercitato, le funzioni di giudice civile. Ha anche gettato fango su mio genero e sull’avvocato Sergio Calabrese, del quale non sono mai stato cliente in alcun procedimento.

Ha parlato di me e dei miei familiari come di una “conventicola”, che dovrà dimostrare la propria innocenza. Figurarsi. Quelle frasi del pm Facciolla (ora trasferito a Palmi, ndr) sono solo fango, solo fango contro di me. Ecco perché chiedo l’intervento degli ispettori ministeriali mirato a indagare sul suo operato».

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