L'ultima trovata di Giancarlo Abete, presidente della federcalcio, è destinata a far discutere e molto. Si è ritrovato al centro di una crisi complessa del settore, denunciata in modo spietato dall'avvilente risultato al mondiale in Sudafrica, e per uscire dalle curve ha pensato bene a imprimere un "drizzone", per dirlaalla Berlusconi. E così dopo il cambio, già preparato, del ct, via Lippi, dentro Prandelli, ecco una serie di provvedimenti a latere per rilanciare il calcio: 1) stop al terzo extra-comunitario, 12 posti ballano, niente di particolarmente efficace, con l'effetto di provocare una sommossa tra i club di serie A; 2) reclutamento di alcuni nomi famosi cui affidare un paio di settori vitali della federcalcio: Roberto Baggio è candidato a quello tecnico, Antonio Cabrini a quello giovanile e scolastico; Arrigo Sacchi infine dovrebbe impegnarsi nel riorganizzare tutte le under; Demetrio Albertinmi, già vice-presidente diventerà responsabile del club Italia.
A parte le complicazioni di natura politica (Tavecchio e Macalli non hanno gradito di essere rimasti all'oscuro della trattativa), ci sono da segnalare due aspetti che qui di seguito possiamo riassumere.
Il primo aspetto è dato dall'influenza che nella vicenda ha assunto Renzo Ulivieri, consigliere federale in rappresentanza del sindacato calciatori; è stato lui a suggerire la candidatura di Baggio e fin qui niente di male.
Il secondo aspetto è il seguente: siamo proprio sicuri che un ex grandissimo calciatore come Roberto Baggio sia in grado di dirigere il settore tecnico, cioè quel settore che deve disciplinare l'addestramento degli allenatori italiani? Forse sarebbe meglio affidarsi a persone che non disposte di un grande passato abbiano dato prova di capacità manageriali. Ma probabilmente Abete non cerca soluzioni ai problemi, è a caccia di fumo.
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