Il calcio ha un girone infernale dove finiscono gli indesiderati

Estate 2009, l’Inter è a Los Angeles, prima tournée americana. Mourinho fa l’indiano e quando vede Vieira, Burdisso e Mancini fa: «E voi cosa ci fate qui?».
Insomma non deve essere il massimo, per iniziare al meglio una stagione, quando il tuo allenatore si sorprende di vederti lavorare con gli altri. Sei in America, non puoi neanche fare l’offeso e prendere una bici per tornare subito a casa, sei dall’altra parte dell’oceano e non fa neppure così caldo, è un peccato. Vieira se n’è andato, Nicolas Burdisso è ancora lì che briga nella terra di mezzo fra Roma, Inter e Juventus, ma la situazione più imbarazzante è quella di Amantino Mancini, da colpo di mercato a indesiderato pacco di ritorno dopo averne dette di tutti i colori dei suoi ex compagni nerazzurri. «Sono molto soddisfatto che lui sia andato al Milan», commentò Josè Mourinho dopo aver letto le dichiarazioni di Mancini che appena arrivato a Milanello disse: «Con lui ho buttato via sei mesi». Il pasticcio era iniziato a metà luglio della stagione precedente quando l’Inter rende ufficiale il suo acquisto dalla Roma per 13 milioni e gli fa firmare un quadriennale da 3,5 a stagione. Lo ha voluto Roberto Mancini, 26 presenze, zero gol, ne fa uno ad Atene in Champions, finito. Arriva Josè e lo accoglie come sopra, nella sessione invernale di mercato passa ai rossoneri in prestito oneroso con diritto di riscatto, sette presenze, zero gol, a fine stagione è il Milan a fare l’indiano, piuttosto che ritirare il pacco di Belo Horizonte, preferisce Attila Filkor, Cristian Daminuta e Marco Fossati, tre giovani di prospettiva che preleva dall’Inter e paga 9 milioni, la cifra che avrebbe dovuto sborsare per Amantino, che rispedisce ad Appiano. Parliamoci chiaro, non lo vuole nessuno eppure è nel gruppo, lui è ancora negli Stati Uniti con l’Inter, non c’è Mourinho, lui sì, un trionfo.
Ma lunedì è successo qualcosa di imprevedibile, una svolta nella gestione del personale dei club, l’avvento del tifoso che si arma di lenzuola e detta la sua campagna acquisti: «Chi se ne deve andare ma per forza vuole restare un anno di inferno gli faremo passare». Il drappo appare a Varese dove la Juventus è in ritiro, non ci sono nomi ma i diretti interessati sanno. Uno a caso, Mauro German Camoranesi, un azzurro, un campione del mondo, ma Fabio Cannavaro l’aveva già capito, ha tirato su i bambini e si è rifugiato nel deserto. Mauro è stato invitato ad andarsene, la nuova Juve targata Marotta non lo prevede, ieri su un quotidiano molto vicino alla società si alludeva a un possibile baratto con Klaas Huntelaar, spiegazione tecnica dell’operazione abbastanza mortificante: tutti e due sono separati in casa, entrambi mal sopportati, merce di scambio.
Alla Juventus ce ne sono altri, Grosso, Poulsen, Grygera, e Delneri a Felipe Melo avrebbe dato i tre mesi, in realtà si aspetta che qualcuno glielo compri e gli tolga il fastidio. Al Milan ci sono Jankulovski, Kaladze e Oddo garbatamente invitati a togliere il disturbo, qualcuno sa spiegare la presenza di Nelson Rivas all’Inter? La vicenda Aquafresca al Genoa è bellissima, ha rifiutato tutti e vuole solo il Cagliari, l’ultimo accordo rifiutato è quello col Bologna. Marchetti invece dall’isola se ne vuole andare, dichiarazioni pesantissime sul presidente, così adesso si è fatto un mucchio di amici soprattutto fra i compagni di squadra e i tifosi, insomma adesso si allena a rischio, da vice Buffon a contaminato.

Lista lunghissima, Zapater, Stankevicius, Fiorillo, Bucchi, Zalayeta... Starebbero meglio i 64 che stanno partecipando al ritiro organizzato dall’Aic a Coverciano, fra loro almeno si parlano, c’è solidarietà, peccato siano tutti disoccupati.

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