Il calcio nelle mani di un magistrato «militare»

Ha 45 anni, sposato, due figlie. Ed è tifoso del Napoli

Gian Piero Scevola

da Roma

Per molti è un ufo, un oggetto sconosciuto piombato nel mondo del calcio all’improvviso e in modo dirompente. Ma Stefano Palazzi, 46 anni il prossimo 12 settembre, non bada a queste cose, lui nel mondo del calcio c’è da un pezzo e il segno l’ha già lasciato. In assoluta discrezione, però, senza troppa pubblicità o «can can» mediatico. E ora toccherà a questo napoletano verace, che non rinnega il suo amore per il Napoli (il 12 giugno 2005, nei playoff con l’Avellino, era al San Paolo a tifare e a piangere per la mancata promozione in B) fare il pubblico ministero in quello che è ormai definito come il più grande scandalo del calcio italiano.
Palazzi è un giudice d’appello della corte militare di Napoli dal 1998. Sposato con un altro magistrato, Maria Casola, giudice del lavoro a Napoli, ha due figlie di cinque e sei anni. A differenza dei tanti togati che hanno dovuto lasciare gli incarichi presso le federazioni sportive dopo il diktat del Consiglio superiore della magistratura, Palazzi è rimasto al proprio posto perché considerato un giudice militare e quindi non soggetto all’autorità disciplinare del Csm. Se la dovrà quindi vedere con i più illustri principi del foro e i tanti baroni della giustizia (sono previsti oltre 100 avvocati difensori) che si alterneranno nei saloni dello stadio Olimpico per confutare le tesi accusatorie del rampante napoletano.
Già, ma chi è questo Palazzi sconosciuto o quasi? Di certo ha tutto meno che le sembianze del giudice tradizionale serio e accigliato, basta vederlo quando arriva in scooter blu (ma sempre rigorosamente incravattato e sorridente) al palazzo di giustizia napoletano o presso la sede della Federcalcio. Un brillante che, tutte le settimane, a Napoli, si diverte con gli amici a giocare a calcetto e che ha comprato casa a Roccaraso, la Cortina dei napoletani, per poter sciare in tutta tranquillità e nel silenzio dei boschi. Ama la letteratura e i film impegnati e i fine settimana li trascorre spesso a Roma per stare in compagnia della famiglia della moglie: la messa della domenica nella chiesa di Santa Chiara, zona Cassia (frequentata anche da Antonio Fazio) e qualche fugace apparizione, in assoluta discrezione, però, e mai nei posti vip, alle partite che si giocano all’Olimpico. A 22 anni si laurea in giurisprudenza, ovviamente a Napoli e, altrettanto ovviamente, con un 110 e lode e un libretto universitario da spavento: 30 e lode in diritto penale, internazionale, amministrativo, finanziario e scienza della finanza e un bel 30 per gli altri venti esami. Un mostro di bravura? Se non proprio, quasi. Ma l’atletico Palazzi non si ferma lì: a 26 anni entra in magistratura e, come sostituto procuratore, gestisce l’accusa in processi contro la camorra a Napoli e Nola. Dieci anni dopo, nel 1996, supera gli esami dove, guarda caso, è il primo classificato, e passa alla magistratura militare. Tre anni di giudice di primo grado e poi arriva la promozione, per meriti, alla Corte d’appello militare. Per Palazzi dunque una doppia esperienza, inquirente e giudicante, che gli tornerà utile contro i tanti marpioni ed esperti avvocati difensori che si troverà sull’altro lato della barricata: Chiappero, Coppi, Bongiorno, Grassani.
Ma non è finita qui perché Palazzi ha pure l’abilitazione per insegnare materie giuridiche e una cattedra in diritto penale militare alla sede distaccata di Forlì dell’Università di Bologna. Questo il Palazzi magistrato, con una serie impressionante di successi, ma anche il Palazzi inquirente sportivo non è da meno. La sua avventura in Federcalcio inizia presto, come vice del «padre» di tutti i procuratori federali, quel Carlo Porceddu che questa volta, come componente della Caf, dovrà valutare e giudicare la fondatezza dell’accusa. «È una fortuna per il calcio che a quel posto ci sia Palazzi», si era lasciato scappare in tempi non sospetti Porceddu. Negli anni passati Palazzi è stato vice di Emidio Frascione e due anni fa ha gestito l’accusa nel processo delle scommesse. Ne sanno qualcosa Bettarini e il modenese Marasco, con i loro difensori, Giulia Bongiorno e Mattia Grassani che dovettero arrendersi alle argomentazioni del pm napoletano. Ne sanno qualcosa anche Franco Coppi e Alfredo Biondi che, appena 12 mesi fa, con Palazzi appena promosso Procuratore federale (la nomina arrivò nel maggio 2005 da parte di Franco Carraro, ora inquisito) videro sprofondare il Genoa in C1 di fronte all’accusa di illecito.

Ne sa qualcosa anche il Trapani, penalizzato di 12 punti e retrocesso nell’Eccellenza siciliana. Insomma, Palazzi è considerato un autentico mastino, un vincente, uno che quando si butta su un caso ne esce spesso vincitore. Un cattivo auspicio dunque per i 30 sotto processo da oggi nella pancia dell’Olimpico.

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