Il calcio non può nascondersi davanti a queste telefonate

(...) refuso se a un certo punto s’imbatterà in Rino Foschi, allora ds del Palermo, che s’infiamma con Pairetto, l’altro designatore, per un sorteggio sospetto, che cancella dalla griglia Collina per «scodellare» Rodomonti a lui sgradito e poi se lo ritrova, alle prese, con lo stesso Pairetto, mentre prende cappello per censurare il comportamento di alcuni assistenti nel corso di una partita col Cesena, serie B. L’attivissimo Foschi serve due padroni oppure, essendo di Cesena, fa da protettore della squadra della sua città?
Paolo Bergamo è uno dei più gettonati nelle 75 telefonate per motivi di ufficio in moltissimi casi, ma anche per pubbliche relazioni stravaganti. È vero, il dirigente livornese sotto tiro di critiche e censure, cerca di guadagnarsi simpatia e consensi in vista di una eventuale riconferma: cene a parte (con Moggi, Giraudo e Facchetti), al telefono con Moratti fa l’interista («vinciamo insieme» prima di Inter-Sampdoria), con Galliani fa il milanista ferito («in famiglia siamo traumatizzati» dopo la sconfitta 0 a 1 con la Juve), incoraggia Spalletti (all’epoca tecnico dell’Udinese, «sei blindato con i due assistenti») e rassicura Foti (presidente della Reggina) più Cellino (presidente del Cagliari) prima di chiamare Renato Cipollini, presidente del Bologna, per ottenere il cellulare di Carletto Mazzone, allenatore del Bologna, da passare a un giornalista interessato a una intervista. Per fortuna ciò che era consentito a molti ma non noto a tutti (Della Valle e Cellino confessano di non conoscere il via libera alle telefonate dirette al designatore) in quegli anni, ora è severamente vietato: il designatore non può preoccuparsi di alcuni club ma di tutte le 20 società iscritte alla serie A che hanno pari dignità, sono scortate dalla passione dei tifosi, mettono in campo le rispettive potenzialità economiche.
Il contenuto delle 75 intercettazioni può avere due profili. Uno è penale: toccherà al tribunale di Napoli valutarlo. La mossa della difesa di Moggi è tesa a dimostrare che essendo la modalità dei contatti con i designatori praticata da molti altri dirigenti di numerosi club, Inter in testa, il reato di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva per l’ex dg juventino, è destinato a cadere. Il profilo sportivo è sotto gli occhi di Stefano Palazzi, super-procuratore della federcalcio che ha già aperto il fascicolo nel quale può collezionare l’edizione odierna de il Giornale. Ha a disposizione tutta la materia su cui avviare l’indagine, muovendosi tra le curve strettissime della prescrizione (2 anni per i club, 4 per i tesserati per ogni conversazione avvenuta entro il 30 giugno 2005) e la necessità di colmare i vuoti rispetto alle sentenze dell’estate 2006 ormai evidenti.

Forse è l’occasione giusta per stabilire un principio e rinnovare una promessa: il principio è che i conti, anche se in ritardo si pagano; la promessa è che mai più il calcio italiano deve cadere così in basso per evitare che, come è accaduto nel nostro caso, siano i tifosi le vere vittime.

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