Da Ascarelli ad ADL, così il Napoli è diventato una "fede"

Le leggende di una squadra che si è fatta città e popolo. Tanto altro oltre Maradona

Da Ascarelli ad ADL, così il Napoli è diventato una "fede"
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Dopo la vittoria (sofferta) in Champions di due sere fa, c'è un motivo in più per leggere un libro sull'epopea del Napoli e dei suoi miti. Ma accalappiare un tifoso partenopeo con un'opera simile non è impresa ardua; eccezionale sarebbe invece catturare l'interesse anche di un calciofilo non prettamente di fede azzurra. Per farlo è necessario scrivere non una storia qualsiasi, ma un vicenda speciale. Impresa pienamente riuscita ad Angelo Rossi, vecchio lupo di mare (golfo di Napoli) nonché esperto «vulcanologo» del pallone (con vista Vesuvio), che della squadra partenopea conosce vita, morte e miracoli. È nato così Le leggende del Napoli: una città, un popolo, una squadra (Diarkos editore), più di una narrazione calcistica in senso stretto. Il racconto di Rossi è infatti un romanzo «esistenziale» dove a farla da padrone sono i «dietro le quinte» che non si trovano (o si trovano in minima parte) sui quotidiani, per lo più vittime autolesionistiche di un approccio ai «fatti» spesso reso giornalisticamente anacronistico dagli aggiornamenti in tempo reale sui siti e che il giorno dopo - (ri)letti sulla carta stampata - hanno l'odore delle palline di naftalina nel baule con la vecchia divisa militare del nonno caduto in guerra.

Per fortuna le 287 pagine di Rossi rifuggono dal taglio ragionieristico di tabellini e classifiche, privilegiando le note da cantore di vicende umane (che possono essere «anche» sportive): intrecci che corrono sulle gambe toniche dei personaggi (idolo o carneade, poco importa), giammai sul pallottoliere di numeri e statistiche. Come in un'antologia salgariana fra l'insidiosa giungla calcistica scopriamo i misteri di eroi famosi o sconosciuti ai più: da Ascarelli a Sallustro, da Jeppson a Lauro, da Pesaola a Vinício; da Sivori a Juliano, da Ferlaino a Maradona. E poi Krol, Careca, Zola, Bianchi, Bruscolotti, Bigon, De Laurentiis, Hamsik, Cavani, Benitez, Lavezzi, Higuain, Sarri, Koulibaly, Mertens, Insigne. Fino a trionfi più recenti con Kvara, Osimhen, Di Lorenzo, Spalletti, Lukaku, McTominay e Conte. Ma attenzione. Rossi lo precisa all'inizio del suo excursus: «È difficile raccontare Napoli attraverso il Napoli, o viceversa: si rischia di annegare tra luoghi comuni e retorica». Concetto che racchiude allo stesso tempo una grande verità e una grande maledizione: il libro di Rossi ha il merito di descrive con sapienza la prima, esorcizzando la seconda.

«Una città, un popolo, una squadra - ricorda l'autore - è un concetto nato dall'intuizione del fondatore e primo presidente del Napoli, Giorgio Ascarelli: questo è anche lo spirito del libro». E dei campioni.

In campo, come nella vita.

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