Chivu, Gasp e Conte: dimmi come parli e ti dirò chi sei...

L'interista: "Presto per i calcoli". Il romanista: "Giusto sognare". Il napoletano: "Non seguo il morto"

Chivu, Gasp e Conte: dimmi come parli e ti dirò chi sei...
00:00 00:00

Lassù in alto c'è qualcuno che finalmente non si nasconde. «È giusto sognare», dice Gasperini parlando di scudetto e della Roma capolista. Accanto a lui c'è chi si gode il momento (11 vittorie in 12 partite) e la classifica. «È presto per fare calcoli, ma è bello sapere che possiamo dire la nostra», spiega Chivu, 24 panchine in Serie A contro le 610 del collega in giallorosso.

Appena più sotto ci sono Allegri, col suo Milan delle occasioni lasciate per strada, e soprattutto Conte, un'altra volta in prima pagina più per ciò che dice che non per ciò che fa o non fa il suo Napoli. «Non voglio accompagnare un morto», l'epitaffio sulla quinta sconfitta stagionale, terza in campionato, da non confondere con l'annuncio di dimissioni prossime, ché lui a dimettersi non ci pensa proprio, prima semmai tratta, come ha fatto a Torino e poi a Milano, con lauta buonuscita per un contratto rotto da lui. Con ADL sarebbe durissima, ma ADL di Conte continua ad avere fiducia totale («una favola le voci di dimissioni, sintonia speciale»). Un po' meno i tifosi del Napoli, almeno quelli che, affacciandosi sulla balconata social, hanno portato in tendenza il #conteout (per quel che vale).

La sosta per le Nazionali amplifica gli effetti del turno che la precede. Così a Roma e Milano, almeno nelle metà che hanno appena vinto, si aspetterà la ripresa col buonumore e col sorriso, quello stesso che Chivu ha suggerito a Lautaro per dribblare l'ansia da prestazione che lo assilla. Perché qualcosa di profondo deve esserci davvero, se il Toro, dopo il gran gol con cui ha schiodato alla prima azione il piano partita della Lazio, ha raccontato che per lui contano sì la squadra e le vittorie, ma il gol è proprio tutto, tanto da «averne parlato anche con lo psicologo, sto cercando di lavorare molto su me stesso». A Napoli l'atmosfera sarà differente e peseranno proprio le parole di Conte.

Sarà curioso capire come i giocatori avranno preso quel colpa mia dell'allenatore, finito sotto il tappeto delle accuse mosse ai giocatori, perché sempre per Conte è colpa degli altri, di un presidente che non spende, di un giocatore che non s'impegna, di un avversario che si difende (e chissà poi perché non dovrebbe). Già visto e già sentito. Fino alla prossima volta.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica