Chivu già sotto processo: perché la sua nuova Inter è partita così male

La sconfitta in extremis nel derby d'Italia ha fatto moltiplicare le voci su un prossimo esonero del tecnico romeno. Le cause dell'inizio di stagione da dimenticare dell'Inter, però, sono molto più profonde

Chivu già sotto processo: perché la sua nuova Inter è partita così male

Perdere il derby d’Italia all’ultimo secondo non sarebbe mai stato indolore ma la beffa allo Stadium non ha fatto altro che acuire una crisi strisciante in corso da mesi alla Pinetina. Sul banco degli imputati, come da costume italico, è finito Cristian Chivu, che secondo alcuni analisti rischierebbe già di essere esonerato. In realtà, questa sconfitta non è un fulmine a ciel sereno ma il frutto di scelte discutibili in sede di mercato e della volontà della dirigenza di rimandare a data da destinarsi una vera e propria rifondazione. Vediamo, quindi, come l’Inter si è infilata in questo vicolo cieco e come cambiare rotta potrebbe essere più complicato di quanto sembri.

Mai superato il tracollo col Psg

A sentire molti tifosi interisti, il problema vero è che nessuno si è davvero reso conto dell’impatto psicologico devastante di un finale di stagione nel quale si è passati dal sogno del triplete al beffardo zeru tituli mourinhiano. Dopo la notte da incubo all’Allianz Arena, dove l’Inter ha incassato la sconfitta più pesante della storia della Champions, si è preferito far finta di niente, nascondendo i tanti problemi sotto il proverbiale tappeto. Nemmeno la ben magra figura rimediata nel mondiale per club allargato ha fatto scattare i campanelli d’allarme e convincere la dirigenza della necessità di interventi energici e coraggiosi. Soprattutto si è scelto di ignorare l’impatto psicologico di un uno-due che avrebbe schiantato anhe un elefante: l’umiliazione subita sul palcoscenico più importante al mondo e l’addio del tecnico che aveva plasmato un gruppo di giocatori talentuosi ma un po’ avanti con gli anni a sua immagine e somiglianza.

PSG Inter Inzaghi

Invece di considerare queste batoste per quello che sono, il segno inequivocabile della fine di un ciclo, si è scelto di confermare in blocco una rosa invecchiata, incapace per mille ragioni di compiere quella rivoluzione copernicana necessaria per rimanere al top. Se le qualità tecniche di tanti giocatori non sono in dubbio, è la tenuta del gruppo a preoccupare non poco, come le frequenti pause mentali. Si è intervenuti sul mercato inserendo giovani di belle speranze, magari con l’obiettivo nemmeno troppo nascosto di venderli tra qualche stagione a caccia di plusvalenze. Se è vero che entrambe le sconfitte sono arrivate per una buona dose di sfortuna, gli errori che le hanno causate sono gli stessi visti nella seconda metà della scorsa stagione. Chiedere ad un tecnico giovane ed inesperto come Chivu di “fare qualcosa prima che sia troppo tardi” non fa che confermare come dirigenza e proprietà non abbiano in mente un processo tale da garantire che l’Inter rimanga competitiva.

Chivu capro espiatorio? Controproducente

Per il solito malcostume italiano, iniziano già ad addensarsi fosche nubi sulla panchina di Chivu: secondo i bookmakers, le probabilità che il tecnico romeno venga esonerato prima del 6 gennaio 2026 sono sempre più alte. Se le voci che vedrebbero di buon occhio il ritorno al Meazza dell’eroe del triplete José Mourinho, appena cacciato dal Fenerbahce, fanno sorridere, l’ex tecnico del Parma è inevitabilmente finito nel mirino della critica. Queste accuse sembrano decisamente ingenerose, considerato come Chivu abbia già dimostrato di avere il coraggio di cambiare: il segnale lanciato con la sostituzione di Lautaro e Barella, padroni dello spogliatoio e una volta intoccabili, è stato chiarissimo. I risultati esaltanti di questa mossa sono stati però rovinati dagli errori di Sommer e da una difesa che, ancora una volta, non ha trovato la forza mentale di resistere al forcing finale della Juventus.

Juventus Inter Chivu

Se l’Inter fosse tornata a casa coi tre punti, Chivu sarebbe stato esaltato come il salvatore della patria nerazzurra, invece di trovarsi sull’orlo dell’esonero. Considerato il carattere dimostrato dai nuovi entrati e la reazione d’orgoglio che ha portato al 3-2, la strada indicata sembra quella giusta. Il fatto che Calhanoglu sia passato da separato in casa ad una partita tra le migliori degli ultimi anni non è un caso ma neanche di questo viene dato merito a Chivu. Forse il tecnico avrebbe dovuto fare a meno di alcuni punti fissi apparsi in evidente crisi, da Mkhitaryan ad Acerbi, da quel Thuram che si esprime solo a sprazzi allo stesso Lautaro Martinez, che soffre maledettamente gli impegni con la nazionale ma non è che abbia a disposizione chissà quali alternative. Chiedere che sia lui ad operare quella rifondazione che la dirigenza e la proprietà si sono rifiutate di fare in estate, principalmente per ragioni economiche, è allo stesso tempo ingeneroso ed ingiusto. Invece di chiedersi se Chivu sia davvero un allenatore “da Inter”, meglio chiedersi se cambiare in corsa non potrebbe rivelarsi una scelta ai limiti dell’autolesionismo. Vedremo se la società e l’ambiente sapranno resistere alle facili scappatoie ed evitare decisioni controproducenti.

Si pagano gli errori del mercato

Alla chiusura della finestra estiva del calciomercato, gli acquisti dell’Inter erano stati indicati come buone scelte di prospettiva, capaci in futuro di offrire alternative a Chivu. Il 7 in pagella della Gazzetta dello Sport lo scorso 3 settembre è invecchiato malissimo ma nessuno, onestamente, si aspettava che il passo falso con l’Udinese sarebbe stato l’inizio di una mini-crisi. Sotto accusa, ora, è la logica dietro alle operazioni compiute in estate, ovvero inserire in rosa seconde scelte di alta qualità, sperando che i risultati fossero migliori di quanto visto nella stagione precedente coi flop di Taremi, Arnautovic e chi più ne ha più ne metta. A parte Akanji, che potrebbe diventare parte integrante della linea difensiva, l’Inter non è riuscita ad assicurarsi titolari fissi.

Fiorentina Napoli Hojlund Conte

Il confronto con il Napoli campione d’Italia è impietoso: la gara al Franchi ha mostrato un Kevin de Bruyne rivitalizzato, un Beukema già efficace sulla mediana e un Rasmus Hojlund che, dopo le annate difficili allo United, già non fa rimpiangere l’infortunato Lukaku. Il vero problema è che la proprietà dell’Inter non è stata in grado di operare le scelte consigliate dalla dirigenza: Marotta avrebbe voluto prima trattenere Inzaghi e poi sostituirlo con Fabregas ma in entrambi i casi la forza economica dei nuovi paperoni del calcio ha avuto la meglio. Il titolare fisso Lookman in grado di fornire dribbling e dinamicità all’attacco nerazzurro è rimasto a Bergamo, anche se separato in casa. Se il debutto in Champions di mercoledì contro l’Ajax dovesse essere negativo, le tensioni attorno ad una squadra sempre più fragile aumenterebbero a dismisura.

Ora servono scelte coraggiose

Se non è dato sapere cosa si siano detti Chivu e la società, la strategia dei piccoli passi si sta rivelando disastrosa. Finora si è pensato a fare i pompieri nello spogliatoio, modificare in maniera minima l’impianto di gioco e confermare quasi del tutto i senatori. A questo punto servirebbe una terapia del tutto diversa, a costo di rischiare di causare qualche mugugno nello spogliatoio. L’impressione è che la manita rifilata al Torino abbia mascherato i problemi annosi di questa rosa e convinto Chivu a non procedere con maggiore decisione nella prevista rifondazione. Invece di affidarsi chiaramente a Sucic e Bonny, che avevano fatto prestazioni più che discrete, l’allenatore è tornato all’antico per il derby d’Italia, con risultati in chiaroscuro. Se Calhanoglu è tornato decisivo, Lautaro ha giocato una partita da dimenticare fino al tracollo della fase difensiva e alla mancanza di quella ferocia in campo che è sempre stata l’arma migliore dell’Inter di Inzaghi.

Juventus Inter Lautaro

Visto che la situazione è già piuttosto grave, tanto vale che Chivu prenda il coraggio a due mani ed operi in maniera decisa nei prossimi giorni: serve uno choc all’ambiente, concedere più spazio ai giocatori più in forma, anche se questo o quel senatore dovesse digerire male la scelta. Considerato che sarà comunque lui il capro espiatorio, Chivu dovrebbe poter operare in piena libertà, rivoluzionando il modulo e la formazione secondo il suo pensiero, senza interferenza alcuna. Senza scelte coraggiose, l’Inter continuerà a giocare senza equilibrio, alternando folate offensive prepotenti ad amnesie difensive inspiegabili.

La speranza è che, una volta scelto un modello di gioco, quei giocatori apparsi talvolta in piena confusione come Barella possano tornare ad esprimere il loro calcio. Con così tante partite fondamentali all’orizzonte, contenere i danni potrebbe rivelarsi una toppa peggiore del buco. Tanto vale giocarsi il tutto per tutto.

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