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"Dateci Zico o ci annettiamo all'Austria": quella folle estate di Udine

Nel 1983 la provincia italiana ingloba un sogno impossibile. Altro che Juve, Milan o Inter: il campionissimo brasiliano a Udine, ma che fatica per farlo arrivare

"Dateci Zico o ci annettiamo all'Austria": quella folle estate di Udine

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Singhiozzano al microfono, senza ritegno. Ogni ora interrompono le trasmissioni ordinarie, per far partire un'inutile giaculatoria. "Resta con noi, Zico", intonano i conduttori di Rete Globo, la voce che è un tappeto di crepe. Impossibile dargli torto, del resto. In quella dozzina di anni trascorsi al Flamengo, il "Galinho", il "Pelè bianco", come l'anno francobollato da queste parti, ha messo a segno 362 reti, cosparso il campo di giocate sontuose, accarezzato benevolmente palloni e anime. Anche in nazionale è un leader, pure se un'estate fa - era il 1982 - la samba sua e dei suoi compagni è inciampata ed ha sbattuto contro un muro azzurro.

Nulla da fare però, per i tifosi lacrimanti. Nel 1983 la Serie A è il campionato più seducente del globo. E Zico, nella top five dei calciatori terresti, vuole farsi un giro di giostra per sfatare la panzana - memore dei detrattori di O'Rey - che se uno gioca solo in Brasile allora non può avere la tessera del club dei più grandi. Tutto abbastanza logico, non fosse che la destinazione è una notizia disorientante. Mica la Juve, il Milan o l'Inter. Nemmeno l'ambiziosa Roma di Dino Viola, dove pure sta per approdare un altro iridescente asso carioca, Cerezo. No, nemmeno per idea. Zico va all'Udinese.

La gente deve pizzicarsi i polsi per crederci davvero. Come? Cosa? Un campione di quel calibro, un tessitore di sogni calcistici di quella risma, nella modesta provincia italiana? Come se oggi Mbappé accettasse il Bologna. O Neymar vestisse la maglia del Sassuolo, solo per dire. Eppure la vita a volte se ne frega. E se ne frega senza dubbio Franco Dal Cin, quarantenne direttore sportivo dei friulani. Provarci con uno dei giocatori più forti del mondo? Massì, al massimo dice di no. Invece Zico annuisce. Viene. Roba da capogiri multipli.

"Verrebbe" è forse il verbo più appropriato. Perché il presidente Mazza si fruga, caccia 6 miliardi delle vecchie lire e fa inchiostrare in fretta le carte. Ma non basta, almeno inizialmente. Il più strenuo oppositore di quella operazione, così come dell'affare che dovrebbe condurre Cerezo in giallorosso, è un tizio fuori dal tempo e dallo spazio che inveisce contro la presunta deriva poliglotta del campionato. "Basta follie, basta stranieri", ruggisce Federico Sordillo, di mestiere presidente della Figc. Eppoi Roma e Udinese hanno depositato i contratti in ritardo. I brasiliani qua non entrano. Figurarsi. Ne esce una sommossa popolare.

A Udine la gente scende in piazza, vagamente inferocita. Qualcuno invoca la secessione: "O Zico o l'Austria". La situazione rischia di sfuggire rapidamente di mano. Mazza trova un valido alleato in Viola, che bolla come "illegale" l'imposizione della federazione. Al contempo patisce la sfuriata della Cgil: "Ma come, spende 6 miliardi e mette in cassa integrazione i dipendenti della Zanussi?". La vicenda si fa sempre più incandescente. Al punto che anche la politica viene tirata per la giacchetta. In quei giorni di giugno è tutto un fioccare di interventi da parte di ministri e sottosegretari. Si arriva finanche a scomodare Pertini che, colto in contropiede, ribatte: "Certo che vorrei vedere Zico e Cerezo in serie A, sono due grandi campioni".

Ma pare spuntare una difficoltà al giorno. I giornali scandagliano l'affare ed emerge che metà del cartellino lo dovrebbe pagare una società diversa dall'Udinese. Che però non esiste. Nuova delirante querelle. Proprio quando sembra che Zico non sia destinato a mettere piede in Italia, la matassa si sbroglia. Franco Carraro, presidente del Coni, concede una deroga alle società. L'affare va in porto. Il Galinho si materializza. A Udine esplode una festa rimasta carsica fino a quel momento. Risse per afferarre l'abbonamento. Friuli sempre stracolmo quell'anno.

Maglia numero dieci, esordisce con una doppietta e, accanto a Causio, Virdis e Mauro, sfodera il meglio del suo repertorio. Alla fine faranno 19 centri in campionato, secondo soltanto dietro a Platini. Quell'Udinese arriverà comunque nona. E un anno dopo le cose andranno peggio, perché un lungo infortunio - misto ad una squalifica e a vicende giudiziarie - ne inibiranno il potenziale. Arthur Antunes Coimbra, detto Zico, tornerà al Flamengo. Ora piangono a Udine.

Ma almeno hanno potuto sognare.

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