
Riparte anche l'Inter ed è subito derby. «Inutile nascondersi dietro frasi gratuite: noi vogliamo vincere, non arrivare quarti. Se poi non ci riusciremo, significherà che qualcuno è stato più bravo di noi». La caccia è al Napoli campione, ma la stoccata di Marotta è al Milan di Max Allegri, che anche dall'Australia ribadisce invece il minimo dei traguardi: «Vogliamo tornare in Champions League». La nuova Inter, oggi, negli uomini è ancora tanto uguale a quella vecchia, ma lo stesso Marotta lancia il countdown su Lookman. «Ammetto di averne parlato con Luca Percassi. Questa è la settimana decisiva, mi aspetto un dentro o fuori in 2 o 3 giorni». Offerta alzata a 44 milioni più bonus. Basterà? I soldi all'improvviso sembrano non essere più un problema, dopo anni di mercato al risparmio (l'ultimo, lo scorso gennaio, costato almeno uno scudetto). «Oaktree ci ha messo a disposizione un budget consistente perché vuole vincere. Dei fondi, spesso non si ha un'idea positiva. Si preoccupano dei conti, ma la nostra proprietà pensa anche ai risultati». E a ben vedere, anche questa affermazione potrebbe avere come bersaglio l'altra metà di Milano. La riga si tirerà a campionato cominciato (il mercato chiude dopo la seconda giornata), ma Marotta è sicuro che l'Inter confermerà tutti i suoi giocatori più forti. «Spesso si guarda solo alle entrate del mercato, ma evitare delle uscite è altrettanto importante».
Inzaghi è un po' il passato e un po' un po' un fantasma, visto che il presidente lo cita giusto una volta, facendo il bilancio delle ultime stagioni (mentre Tronchetti Provera a La politica nel pallone parla dell'addio del tecnico di «un elemento che potrebbe aver indebolito la squadra nella finale di Champions»), Chivu l'erede chiamato a riorganizzare l'Inter dopo lo schianto della scorsa primavera. Mente Marotta quando dice il rumeno è una prima scelta («il profilo che cercavamo»), ma oltreché essere una bugia bianca è anche un prezioso salvacondotto per il tecnico, che certo troverà la società al suo fianco, se i buoni propositi non dovessero incontrare il favore di risultati immediati.
«Voglio un'Inter più verticale e aggressiva»: il calcio di Chivu riassunto in due aggettivi. «Lasciamo stare i numeri, avremo una squadra che si adatterà agli avversari e ai momenti delle partite. Una squadra ibrida, capace di giocare in tanti modi». Come i tifosi, anche il tecnico aspetta Lookman («ma non ho mai detto che giocheremo con 3 punte») e scommette sul futuro di Leoni («con Pio Esposito saranno colonne della Nazionale per anni»). Il cui presente difficilmente però sarà nerazzurro («mai parlato col Parma», smonta Marotta).
La sfida è mettersi rapidamente alle spalle il finale della scorsa stagione, le scorie della finale di Champions («nessuna rivincita, solo fare ciò che l'Inter deve fare da quando è nata, cioè provare a vincere»), le scintille post Mondiale per club («Calhanoglu era dispiaciuto per non poter giocare»). La ricetta è il lavoro, ieri doppia seduta nel cantiere di Appiano Gentile, in ristrutturazione «per renderlo più efficace e moderno», la chiosa di Marotta.