Donne d'Italia

Per le azzurre niente finale ma la vittoria è aver conquistato qualcosa di più importante: affetto e passione di un Paese. E 4 milioni di spettatori 32.3%

Donne d'Italia
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Quattro milioni di telespettatori, share 27,4 %, picco di 32,3 % durante i supplementari. Non c’è partita. Anzi, quando c’è il calcio in tivvù il resto fa provincia, nota a margine, il dato di cui sopra non è relativo a champions league o partite di cartello di serie A, è calcio femminile, è la nostra nazionale agli europei di Svizzera, è la bellissima e maledetta semifinale persa contro le ragazze inglesi dopo il pareggio all’ultimo minuto dei regolamentari e il rigore della sconfitta a fermare il sogno. Oltre al risultato c’è il dato di ascolto, c’è l’interesse imprevisto per il football femminile, è passione che occupa l’assenza e il tradimento di quello maschile, è una partita senza insulti, aggressioni, sputacchi e gesti scomposti, non c’è inseguimento all’arbitro croato, è lo sport inteso come sfida aperta, qualche schizzo ma raro a confronto del calcio-saloon maschile al quale ci siamo abituati. I capalbiesi resistono sui loro comodi divani definendo il football femminile una chiavica, lo pensava anche Infantino quando era segretario dell’Uefa, una volta asceso al paradiso Fifa, lo stesso Infantino ha cambiato opinione, celebra e magnifica il calcio delle donne per ovvi motivi elettorali. Ma questo non c’entra con la crescita del fenomeno nei nostri domicili, si moltiplicano le iscrizioni di ragazze alle scuole calcio, oltre alla bellezza c’è la sostanza, l’impegno, il sacrificio, fattori che vanno ammirati in un’epoca nella quale titoli e fotografie sono riservati a salari sontuosi e volgari, ad auto milionarie, ad una vita glamour tra discoteche e panfili. Le ragazze no, giocano lo stesso sport che le penalizza, non per gli stipendi, ma perché il calcio è contatto fisico, è scontro, è sangue e gambe spezzate, risulta difficile immaginare questo tipo di contesa riservata invece a chi mostra bicipiti, tartarughe, teste rasate o zazzere colorate.

Con le ragazze del football la vita è diversa, evito la beatificazione ma la realtà di questo europeo ci ha offerto momenti di sfida anche tecnica con errori a volte parrocchiali e infantili ma senza tragedie ed esoneri. Le perplessità sono legate al contrasto fisico che non esiste nella pallavolo, nel tennis, nell’atletica, in breve nelle discipline “libere”, dove la scontro non fa parte del copione, nel calcio femminile esistono entrate vigorose, tackle plateali ma è violenza inattesa, fuori quadro. Se nessuno si mette a strillare non mi piace per nulla il nuoto sincronizzato dei ragazzi, disciplina invece elegante tra le ragazze in acqua ma il calcio femminile abbisogna di tempo, di evoluzione e di maturazione soprattutto di chi lo segue, in Italia, comprese le istituzioni. In Inghilterra la storia è diversa, oltre 8 milioni di telespettatori, 65% di share, anche re Carlo ha commentato la vittoria: «Mia moglie ed io ci uniamo a tutta la famiglia nel porgere a voi, orgogliose Leonesse, le nostre più sentite congratulazioni per la finale. Il vostro percorso fino a questo punto è stato a dir poco straordinario, dimostrando l'abilità, la determinazione e la prova di nervi, per cui la vostra squadra è giustamente celebrata. Conoscendo lo spirito combattivo delle Leonesse, prevedo che domenica ci aspetti un altro incontro emozionante.

I vostri successi continuano a ispirare innumerevoli ragazze e donne in tutta la nazione, dimostrando ancora una volta che con dedizione e lavoro di squadra, tutto è possibile. Buona fortuna, Inghilterra. Che possiate ruggire verso la vittoria ancora una volta». Le nostre ragazze tornano a casa senza ricevere pomodori e insulti. È la loro vittoria contro il calcio dei maschi.

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