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"Guarda che rischi la gamba". Cosi Tacconi minacciò Maradona

Le sue mani sulla prima Coppa Intercontinentale della Juventus, il rapporto con Diego Armando Maradona e il rammarico per la Nazionale: il racconto di Stefano Tacconi in netta ripresa dopo la malattia

"Guarda che rischi la gamba". Cosi Tacconi minacciò Maradona
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La malattia è ormai quasi completamente alle spalle ma lo spavento è stato enorme: molto più sereno di prima, l'ex portiere della Juventus e della Nazionale Stefano Tacconi ripercorre un avvenimento che ha sicuramente segnato positivamente la storia personale e dei bianconeri con la vittoria di quella che una volta si chiamava Coppa Intercontinentale nella finalissima contro l'Argentins Juniors del 1985, sei mesi dopo la tragedia dell'Heysel. In mezzo, anche un importante aneddoto sul più grande di tutti, Diego Armando Maradona. Unica nota un po' triste, i ricordi di quando vestiva anche la maglia della Nazionale.

Le decisive parate ai rigori

Il punteggio finale fu 4-2 ai rigori per la Juventus contro gli argentini con due rigori parati dall'ex calciatore di 68 anni nato a Perugia ma tutto nacque da un gol splendido annullato a Platini. "Era regolare, ma che l’arbitro abbia fischiato è stata la mia fortuna: altrimenti non sarei mai diventato l’eroe della finalissima", spiega in un'intervista a Repubblica. Poi ecco che arrivarono le due parate decisive con la Juventus e il trofeo alzato il cielo poco dopo. "Ero sicurissimo di pararli. Il vice del Trap, che si chiamava Romolo Bizzotto, mi aveva dato la cassetta della finale di Libertadores decisa ai rigori: studiai tutti i tiri di quelli dell’Argentinos Juniors, non potevano fregarmi".

L'aneddoto su Maradona

Circa un mese prima (novembre 1985), Tacconi fu protagonista suo malgrado di un gol che ha fatto il giro del mondo che ancora oggi viene considerato tra le reti più belle di sempre: un calcio di punizione "spaziale" di Diego Armando Maradona con cui il Napoli vinse la gara contro la Juventus. "Fu un onore prendere un gol del genere da Diego: dopo quattro decenni se ne parla ancora, siamo diventati immortali insieme. Quel giorno inventò l’impossibile. Lui mi stimava perché avevo il coraggio di parlar male di lui. 'Tu tieni le palle', mi diceva".

In un'altra occasione, invece, Tacconi non fu così tenero tutt'altro: 5-1 con cui il Napoli sconfisse la Juventus nella finale della Supercoppa italiana del 1990: nel corso della gara, l'ex portiere bianconero si rivolse così al "Pibe de Oro". “State stravincendo, adesso basta, guarda che rischi la gamba!. Mi rispose con un sorriso. Io lo minacciavo e lui rideva", racconta.

La salute di Tacconi

Come accennato inizialmente, Stefano è stato davvero a un passo dalla morte riuscendo a vincere la malattia da uomo qual è grazie alle sue forze, alle cure mediche e all'affetto della sua famiglia. "Ormai siamo arrivati a due sole sedute di fisioterapia a settimana. Dell’ictus e del coma non ricordo quasi niente, ho vinto un’altra partita ai rigori o almeno spero. Prossimo obiettivo: fare a meno del bastone. Mi ha preso in giro anche Platini".

Infine, alla domanda se dal calcio ha avuto tutto ciò che si meritava, Tacconi conclude con un po' d'amaro in bocca.

"No, dalla Nazionale meritavo di più. Io ho vinto tutto, invece Zenga proprio poco. Ma le polemiche erano un trucco. Ci dicevamo: 'Ehi, da una settimana non si parla di noi, inventiamoci qualcosa'. E i cronisti abboccavano".

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