Calcio

Se Ibrahimovic fa quasi piangere Ancelotti

Il siparietto nel salotto tv di Fabio Fazio offre uno spaccato del rapporto speciale tra il bomber svedese e il tecnico di Reggiolo. Due personaggi carismatici e vincenti che negli anni a Parigi hanno capito come, insieme, siano capaci davvero di tutto

Se Ibrahimovic fa quasi piangere Ancelotti

Non capita spesso che i salotti televisivi offrano momenti di genuina emozione. Urla, strepiti, risse quanti ne volete, ma di attimi che colpiscano al cuore ce ne sono davvero pochi. Avere come protagonista personaggi sopra le righe e mai banali aiuta, come hanno avuto occasione di vedere gli spettatori del programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa”. Sulla poltrona dello studio Rai un uomo reduce da un anno straordinario come Carlo Ancelotti. Il tecnico del Real Madrid difficilmente avrebbe potuto chiedere di più da questo 2022 ma, probabilmente, non si aspettava la “carrambata” di uno dei suoi fedelissimi, Zlatan Ibrahimovic. Il messaggio preregistrato ha lasciato quasi di stucco tutti, incluso lo stesso tecnico delle Merengues.

Da Ibra ti aspetti dichiarazioni ad effetto, comparazioni sul filo della blasfemia con Nostro Signore, spettacoli da capo ultrà come quello sul palco del 19° scudetto rossonero. L’onestà disarmante del suo messaggio no, quella è insolita. Ibra rimane Ibra, non può non dire cose come “hai avuto fortuna ad avermi come giocatore”, andrebbe fuori personaggio. Quando, però, dice che Ancelotti è meglio come uomo che come allenatore si capisce che gli viene dal cuore. A far commuovere il tecnico di Reggiolo il ricordo di quella volta nella quale chiese ad Ibra dei soldi in prestito. La sua risposta è quella di un padre orgoglioso: non fatevi ingannare dalla maschera di arrogante, è una sceneggiata. Il vero Ibrahimovic è uno che ha più piacere nel fare un assist che nel segnare. Onestamente, visto l’egocentrismo dello svedese, abbiamo i nostri dubbi ma sul fatto che sia un grande personaggio non ci piove.

Il siparietto offre uno spaccato sul rapporto speciale tra questi due protagonisti del calcio moderno, ben più profondo di quanto possa far sospettare la frequentazione ai tempi del Psg. Dall’alto delle sue 103 vittorie in gare di Champions, allenatore più vincente di sempre, Ancelotti non ha mai nascosto come il suo rapporto con lo svedese sia sempre stato più che cordiale. Dopo essersi sfiorati al Milan, Ancelotti provò a prenderlo già ai tempi del Chelsea, riprovandoci varie volte. Gli anni passati all’ombra della Tour Eiffel non hanno che aumentato la voglia di lavorare insieme, dimostrata dal fatto che provò ad ingaggiarlo sia quando guidava l’Everton che al Napoli, affare saltato dopo l’esonero improvviso a gennaio. Di campioni che parlano con affetto di Ancelotti ce ne sono a bizzeffe, ma la relazione con Ibrahimovic sembra più profonda, come se questi due uomini tanto diversi avessero capito che, insieme, sono capaci davvero di tutto.

Quel fattaccio dopo la disfatta in Coppa di Francia

Torna in mente un episodio che Carletto raccontò anni fa alla rivista inglese FourFourTwo, un mezzo fattaccio avvenuto alla fine della disfatta in Coppa di Francia dei “rouge-et-bleu”, eliminati ai rigori dall’Evian. Ancelotti perse le staffe nello spogliatoio. Il solitamente flemmatico Carletto era furibondo per la prestazione dei suoi, tanto da rompere una porta. Quando tirò un calcio ad una scatola, colpì in testa proprio Ibrahimovic. Da un personaggio del genere ti aspetteresti una sequela di insulti, qualcosa di estremo. Niente del genere: Ibra rimase impassibile. Aveva capito che in quel momento non poteva permettersi di reagire male. “Quando Zlatan sta per perdere la calma, riesce sempre a rendersene conto un attimo prima: a quel punto si isola, esce dallo spogliatoio e, se necessario, fuma anche una sigaretta”. Fu proprio allora che Ancelotti si rese conto di quanto uno come Ibrahimovic possa fare per uno spogliatoio, di come la sua capacità di combinare leggerezza e ironia a professionalità e sacrificio possa essere la pietra angolare di una grande squadra.

L'unione di due grandi personaggi carismatici

Più tardi sarebbero stati altri, a partire da Stefano Pioli, a sfruttare la generosità ed il carisma di Ibra per costruire squadre vincenti, ma il rapporto con Ancelotti sembra più personale. Di campioni se ne sono visti tanti nella lunga storia del calcio, come di tecnici vincenti. L’unione di due personaggi all’apparenza incompatibili come il mago dello spogliatoio e l’attaccante che si crede sempre il migliore di tutti non capitano molto spesso. Chissà se, in futuro, questa strana coppia avrà ancora occasione di lavorare insieme.

Oltre ad offrire tante emozioni ai propri tifosi, sarebbero sicuramente in grado di fare grandi cose.

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