Calcio

Inter, attenta a quei tre. Il Man City non è solo Haaland

Nonostante una stagione da 52 gol, il norvegese non segna da quattro partite. Guardiola non sembra preoccuparsene: nel suo City sono tanti pronti a prenderne il posto. Vediamo chi potrebbero essere i pericoli pubblici per la difesa dell'Inter

Inter, attenta a quei tre. Il Man City non è solo Haaland
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Dopo un impatto devastante con la Premier League e ben 52 gol segnati da quando è arrivato dal Borussia Dortmund, chiaro che il giocatore che ogni tifoso dell’Inter vorrebbe disperatamente togliere dall’undici di Pep Guardiola prima della finale di sabato ad Istanbul sia Erling Haaland. Eppure, il momento che sta vivendo il prodigioso avanti norvegese non è dei migliori: non segna da quattro partite, un periodo di siccità quasi incredibile. L’ultima volta che gli è successo fu nell’aprile 2021, quando le partite senza segnare furono sei tra club e nazionale. I fedelissimi del City non sembrano però preoccuparsi: questa stagione, quando un giocatore chiave è in crisi, c’è sempre qualcuno pronto a prenderne il posto sul proscenio. Se il talento scandinavo non dovesse sbloccarsi, vediamo chi potrebbero essere i nemici pubblici numero uno della Beneamata nella finalissima di Champions League.

Ilkay Gundogan, il vice goleador

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato che, nel momento di flessione di Haaland, a prenderne il posto come capocannoniere dei Citizens sarebbe stato il capitano. Nelle ultime sei partite, il nazionale tedesco ha gonfiato la rete sei volte, fornendo due assist. Al contrario del norvegese, che quando si trova di fronte a difese importanti sembra bloccarsi, Gundogan ha messo tre doppiette nel derby di FA Cup e nelle partite decisive per il titolo di Premier League contro Leeds ed Everton. Non è peraltro una novità, visto che Haaland negli incroci con le squadre top è rimasto a secco dieci volte su 17. Sembra assurdo lamentarsi dopo una stagione da record, ma che il norvegese fatichi contro difensori di livello non è una novità.

Gundogan Man City Man United gol Fotogramma

Il bello del Man City è che, almeno quest’anno, sembra valere la regola principe del football americano: next man up, quando un giocatore chiave non è in giornata, tocca a qualcun altro prendere il testimone e raggiungere il traguardo. Il fatto che il centrocampista segni spesso e volentieri nei momenti critici delle partite dovrebbe preoccupare non poco i tifosi interisti. Haaland potrebbe attirare i raddoppi della difesa, liberando spazi invitanti per i compagni. Trascurare il capitano potrebbe costare caro all’undici di Inzaghi.

Il flemmatico Kevin de Bruyne

Nonostante abbia contribuito in maniera determinante ad una delle migliori stagioni della storia del Manchester City, la cosa che dovrebbe preoccupare di più i tifosi nerazzurri alla vigilia della finale è la tranquillità mostrata da Kevin de Bruyne. Il belga, uno dei protagonisti della golden generation dei Diavoli Rossi, ha vinto tanto in Inghilterra ma nessun titolo in Europa o con la nazionale. Quando Guardiola ha ammesso che senza alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie la cavalcata degli Sky Blues sarebbe incompleta, il talento belga si è defilato. Se Gundogan, Rodri ed Ake hanno ripetuto le parole di Pep, De Bruyne la vede in maniera diversa: “Dipende. Novanta minuti non decidono una carriera. Ho giocato quasi 700 partite; novanta minuti su settecento partite non definiranno la mia carriera. Certo sarebbe bello vincere”.

De Bruyne Eriksen Man City Man United Forogramma

A sentire il belga, battere i rivali dello United non ha che confermato la fiducia nei propri mezzi del gruppo di Guardiola e la determinazione di chiudere i conti con la coppa più bella, l’unico trofeo sfuggito al ricchissimo City. De Bruyne, però, non sottovaluta l’Inter: “Sono una grande squadra, le finali sono sempre 50-50, è sempre difficile, bisogna gestire bene i momenti complicati. Ci saranno problemi da affrontare, l’Inter ha grandi giocatori che rispettiamo. Non sono arrivati in finale battendo squadre facili”. Il belga, però, avrà un motivo in più per far bene ad Istanbul: mettersi alle spalle l’atroce delusione di Porto, quando uscì dal campo con il naso rotto nella sfortunata finale contro il Chelsea. Ad impressionare è il suo approccio flemmatico: “Il calcio è fatto così, non mi sono mai rotto niente in carriera e sono costretto ad uscire dalla finale di Champions con una concussione e il naso rotto. Capita, non ci si può fare niente”. Se volete rovinarvi la giornata, date un’occhiata a quello che combinò al Real Madrid di Carletto Ancelotti in semifinale. Quando è tranquillo e calmo, De Bruyne può fare quel che vuole col pallone. La retroguardia nerazzurra dovrà prenderlo davvero con le molle.

John Stones, l'imprevedibile

Secondo molti osservatori del calcio inglese, la svolta nella stagione per il Man City è arrivata tra gennaio e febbraio, quando la sponda blu di Manchester ha iniziato una piccola tradizione. Spronati da Guardiola ad alzare l’asticella per riuscire a vincere tutto, da quel momento gli Sky Blues sono stati sconfitti solo una volta in 27 partite. Ogni volta, i giocatori si riuniscono a centrocampo, in cerchio, un huddle come quello delle squadre di football per ascoltare un discorso da parte del capitano per motivare la squadra. Non sempre è Gundogan a parlare: ogni tanto capita che sia un altro dei senatori a prendere la parola e suonare la carica. A Wembley, ad esempio, è stato Ruben Dias a trovare le parole giuste per spronare l’undici di Guardiola. Altre volte è toccato a De Bruyne o al leader della difesa Kyle Walker ma c’è anche chi lascia che a parlare sia quello che fa in campo, come John Stones, l’arma segreta del centrocampo del City.

Stones Man City Man United Fotogramma

La forza del 29enne è che Guardiola trova sempre modi innovativi di farlo giocare, svariare sul campo in maniere sempre diverse, tanto da mandare in confusione difese esperte come quelle di Bayern Monaco, Real Madrid e Manchester United. Il nazionale inglese ci ha messo qualche mese ad abituarsi a questo “ruolo ibrido” ma nella seconda parte della stagione è stato determinante nella cavalcata vittoriosa dei Citizens. Sarà affascinante vedere cosa si inventerà stavolta Guardiola ma sulla versatilità e qualità dell’inglese non ci piove. Possibile che toccherà a lui avanzare palla al piede, tenere il pallino del gioco ma allo stesso tempo smarcarsi e ricevere palloni importanti. Se dovesse giocare come con lo United, la retroguardia dell’Inter avrà un altro giocatore da osservare con la massima attenzione. Se poi dovesse ripetere quanto fatto a Wembley, le cose potrebbero mettersi male: Jack Grealish lo prendeva in giro dicendo che è “una disgrazia” che uno possa giocare così bene.

Acerbi e Bastoni sono avvertiti.

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