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Leucemia mieloide acuta, la malattia che si è portata via Mihajlovic

Circa tremila italiani ogni anno combattono con la stessa malattia che ha avuto Mihajlovic: ecco cos'è la leucemia mieloide acuta, come si combatte e l'importanza della ricerca

Leucemia mieloide acuta, la malattia che si è portata via Mihajlovic
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Ha combattutto per tre anni, in alcune fasi aveva "vinto" la sua battaglia contro il male ma poi, Sinisa Mihajlovic, a 53 anni, si è dovuto arrendere alla leucemia mieloide acuta (lma), una malattia che si sviluppa nel midollo osseo e avanza molto velocemente (da qui acuta).

Di cosa si tratta

L'Associazione Italiana sulla Ricerca del Cancro (Airc) spiega innanzitutto che il midollo osseo è un tessuto che produce le cellule del sangue e si trova all'interno di quelle più lunghe e piatte come possono essere femore, bacino e sterno. Lì si trovano anche le cosiddette "cellule immature", più comunemente le staminali, dalle quali prendono vita le cellule che formano il sangue (globuli rossi, bianchi e piastrine). Nella malaugurata ipotesi in cui le staminali "adulte" subissero mutazioni ed errori lungo il loro percorso "e precursori dei granulociti vanno incontro a una trasformazione in senso tumorale, si origina la Lma".

La casistica ci dice che colpisce più facilmente le persone al di sopra dei 60 anni ma anche i bambini. L'unico modo per bloccare il male rimane quanto fatto da Sinisa Mihajlovic, ossia il trapianto da un donatore. "Succede però spesso, purtroppo, che la malattia si ripresenti dopo il trapianto - ha spiegato al Corriere della Sera il presidente della Società italiana di ematologia (Sie), Paolo Corradini - in base a diversi fattori prognostici del singolo paziente e all’aggressività della malattia, in circa la metà dei malati con leucemia mieloide acuta sottoposti a trapianto di midollo da donatore, il tumore si manifesta nuovamente a distanza di tempo".

Il calvario di Sinisa

Diagnosticatagli nel luglio 2019, soltanto tre mesi dopo aveva ricevuto il trapianto della speraza dopo numerosi cicli di chemio per bloccare l'avanzata della malattia. Il midollo osseo del donatore era stato ben assorbito dal suo organismo, non c'era stato rigetto tant'é che Sinisa era tornato regolarmente alla sua attività sulla panchina del Bologna soltanto due mesi dopo l'operazione e pochi mesi dopo il ricovero in ospedale. L'eccezionale capacità di ripresa di Mihajlovic aveva fatto quasi "dimenticare" la convivenza con il nemico, sempre tenuto sotto stretta osservazione con numerosi controlli e l'iter previsto per quanti malati hanno il suo stesso decorso clinico. Se per quasi tre anni il male è stato tenuto sotto controllo, qualcosa è cambiato nel marzo scorso quando l'ex allenatore del Bologna aveva dichiarato in conferenza stampa di aver cominciato nuovamente un lungo ciclo di cure.

Chi lo sa, forse stava per vincere definitivamente la sua guerra ma, come abbiamo visto sul Giornale.it, la malattia è riuscito a portarselo via nello sconcerto generale. Gli esperti, infatti, affermano che più tardi si ricade nel tempo e meglio è perché significa che il corpo ha reagito bene al trapianto e alle cure. Ed è quello che è successo a Sinisa, in grado di vivere quasi in maniera normale per tre anni dal trapianto. "Ci sono poi nuovi farmaci efficaci che possono essere utilizzati, ma non sempre funzionano come sperato, purtroppo", ha affermato al quotidiano Corradini, che ricopre anche il ruolo di Direttore della Divisione di Ematologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. La medicina va avanti e gli sforzi sono incentrati nel trovare le cure giuste per abbattere definitivamente la leucemia qualora dovesse ripresentarsi.

Quali sono i sintomi

Ogni anno, in Italia sono circa 32mila le persone a cui viene diagnosticato un tumore al sangue e circa tremila quelle che si trovano di fronte alla leucemia mieloide acuta. Purtroppo, spesso i sintomi sono tali da non essere riconoscibili se non a uno stadio più avanzato: inizia con febbre leggera, debolezza generale e dolore alle ossa e articolazioni ma, anche con il passare dei giorni, il quadro clinico non migliora. Soltanto con questo campanello d'allarme i pazienti si rivolgono agli specialisti quando la situazione, però, si è già fatta grave. Solitamente, l'80% di chi si ammala a questo tipo di tumore comincia a essere seguito entro le due settimane dalla comparsa dei sintomi.

Il presidente dell'Ail (Associazione italiana leucemie), Giuseppe Toro, ha affermato che gli sforzi della ricerca scientifica riusciranno a garantire "ai nostri pazienti terapie sempre più innovative ed efficaci che possano migliorare sempre di più la loro qualità di vita".

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