Chi è Luis Enrique, l'uomo dei triplete nuovo eroe della Champions

L'allenatore spagnolo è un esempio per tutti, non solo in campo: si è tolto grandi soddisfazioni da allenatore e ha mostrato al mondo come reagire alla morte di una giovanissima figlia

Chi è Luis Enrique, l'uomo dei triplete nuovo eroe della Champions
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Ovunque vada lascia un'impronta. Non accetta sfide facili: il suo carattere indomito prevede solo compiti di grande portata. Non a caso, Luis Enrique ha fatto del coraggio la sua cifra. Ha giocato con il Real Madrid e subito dopo ha indossato la maglia del Barcellona. Una rarità che richiede coraggio. Dote che certamente non gli manca. Il 6 giugno 2015, da allenatore, vince la Champions League contro la Juventus e porta a casa il triplete alla sua prima stagione con i blaugrana. Poi la parentesi da commissario tecnico della Spagna: rende la Nazionale giovane, imprevedibile. E ora può vantare il suo secondo triplete, la sua seconda Coppa dalle grandi orecchie (la prima per il PSG). Non c'è solo tattica: c'è soprattutto l'uomo, riservato, diretto, che ha ricucito la ferita della morte di sua figlia. Un vincente, sul campo e nella vita.

Al triplice fischio della finale tra Paris Saint-Germain e Inter c'è stato spazio per le lacrime, ma non solo per quelle dell'adrenalina dei francesi e della delusione dei nerazzurri. Il 5-0 ha suscitato sentimenti contrastanti tra tifoserie e giocatori, ma c'è stato un momento in cui la commozione ha riguardato davvero tutti: quando Luis Enrique ha reso omaggio a Xana, morta a soli 9 anni nel 2019. Il tecnico del PSG ha indossato una maglietta con un fumetto, i cui protagonisti sono un adulto e una bambina che piantano una bandiera. Il riferimento è al 2015, in occasione della Champions League vinta sulla panchina del Barcellona contro la Juventus; in quell'occasione - sul prato dell'Olympiastadion di Berlino - piantò la bandiera catalana insieme alla piccola.

Il 29 agosto 2019 Xana ha smesso di respirare. È stata colpita da un osteosarcoma, una delle forme più rare, gravi e aggressive di tumore alle ossa contro cui lottava da circa cinque mesi. Un lutto doloroso che ieri sera Luis Enrique ha voluto trasformare in commemorazione, mostrandosi con la maglia su cui è impressa quella meravigliosa immagine che lo ritrae al fianco di sua figlia. Aveva promesso che, in caso di seconda vittoria nella massima competizione europea, avrebbe dedicato il titolo a Xana. E così è stato.

La celebrazione è stato un momento molto toccante. La scomparsa della bimba aveva commosso il mondo, e in molti pensavano che l'allenatore non sarebbe riuscito a reagire. Invece ha dato prova di grande umanità, di forza: certamente la perdita della figlia lo ha segnato nel profondo dell'anima, ma ha saputo trovare le giuste motivazioni per andare avanti, superare il grande vuoto e fare i conti con quell'immane dolore.

"Mia figlia è con me dal momento che spiritualmente è andata via. Ma è sempre qui con me, non ho bisogno di una vittoria della Champions: la sento sempre qui con me, nulla cambia nei sentimenti. Nella vita si nasce e si muore, e voglio ricordarmi tutto il buono che ha portato nella mia vita", ha detto l'allenatore a fine partita.

E sul palchetto della cerimonia si è girato verso i giocatori dell'Inter per applaudire e rendere l'onore delle armi. Una grande lezione di lucidità e di sportività. Ma soprattutto un grande esempio di umanità.

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