Calcio

"Pelè il migliore di tutti i tempi. Leo numero uno oggi, Mbappé..."

Intervista a Josè Altafini, campione del mondo col Brasile di "O Rei" nel 1958: "Il francese super, ma che sfortuna..."

"Pelè il migliore di tutti i tempi. Leo numero uno oggi, Mbappé..."

Se sfreghi la Lampada del Calcio viene fuori un Genio che è la copia esatta di José Altafini: anzi no, è proprio lui. I giovani di oggi non possono apprezzare a pieno i fuoriclasse contemporanei come Messi o Mbappé se non hanno ammirato, almeno una volta, le imprese vintage di José; i «giovani» di ieri non ne hanno invece bisogno, perché sanno bene chi è Altafini, alias «Mazzola» (per la somiglianza al grande Valentino). Ridurre questo 84enne - ancora oggi dalla simpatia che prende alla gola e rischia di farti strozzare dal ridere - al riassuntino Wikipedia è oltraggioso: «Ex calciatore brasiliano naturalizzato italiano, di ruolo attaccante. Ha fatto parte della nazionale verdeoro, con cui si è laureato campione del mondo nel 1958 e, dal 1961, di quella italiana». Macché, José è una filosofia di vita.

Lo raggiungiamo al telefono mentre guida in autostrada. Ma a mettere le cinture di sicurezza siamo noi. Che rischiamo di essere investiti dalla velocità delle sue risposte.

José, posso farti qualche domanda?
«Cos`è, stai preparando il mio coccodrillo? Guarda che ho 84 anni, ma sto benissimo».

No, no... niente coccodrillo. Vogliamo solo sapere se ieri hai visto la finale dei Mondiali.
«Ma sei scemo? Certo che l`ho vista».

E come ti è sembrata?
«Stupenda».

L`Argentina ha trionfato meritatamente?
«Sì. E sono contento per Messi».

Hai tifato per l`Albiceleste?
«Impossibile che un brasiliano tifi Argentina».

Mbappé ha preso solo il trofeo come il miglior goleador.
«Sfortunato. Mai successo che chi fa tre gol in finale poi non sollevasse la Coppa d`oro».

Come quella che conquistasti tu nel `58.
«Altra epoca. Confronto improponibile».

Con te ai Mondiali in Svezia c`era un giovanissimo Pelè.
«Non aveva ancora 18 anni»

Messi, Maradona e Pelé. Il migliore?
«Non ho dubbi: Pelé. Messi è però oggi il numero uno, l`erede indiscusso di Maradona».

Messi è stato paragonato da un «analista» italiano, specializzato in iperbole, a «Gesù».
«Lasciamo stare Gesù. Io, ad esempio, parlo ogni giorno con il mio angelo custode. Ma non discutiamo mai di football. E comunque non mi piacciono i commentatori che vogliono insegnare il calcio ai calciatori».

Anche tu sei stato un telecronista spettacolare, anzi il papà di tutti i commentatori showman.
«Ideavo tormentoni lessicali. Allegria, brio. Ma non facevo il ct. Pur avendo una certa pratica di calcio».

Altro che una «certa pratica». Hai fatto 85 gol nel Palmeiras, 120 nel Milan, 71 nel Napoli, 25 nella Juve, 9 tra nazionale carioca e italiana.
«Vengo da una famiglia poverissima. Ho sempre mangiato solo pane e gol».

Per questo ti sei arrabbiato quando nel film dedicato a Pelé ti hanno raffigurato come un ragazzino ricco la cui famiglia aveva come governante la mamma del piccolo «O Rei».
«Una balla enorme».

Il grosso della tua carriera si è svolta in Italia nel triangolo Milano, Napoli, Torino. È vero che l`allenatore del Milan, Gipo Viani, ti appioppò il soprannome di «coniglio» perché una sera ti beccò in discoteca e tu ti nascondesti dietro un divanetto?
«Altra balla stratosferica. Viani era uno che scaricava sugli altri le sue responsabilità. Io "coniglio"? Non ho mai giocato una partita indossando i parastinchi. Mai tirato indietro la gamba».

Col Nereo Rocco sulla panchina rossonera andò poi meglio
«Il "Paron", persona leale».

A Napoli col mister Bruno Pesaola fu uno spasso.
«Col "Petisso" ci allenavamo divertendoci».

Natale è alle porte, sfodera il tuo slogan per le grandi occasioni.
«Incredibile amici!».

Un augurio per un amico speciale?
«Pelé, ti voglio bene. Guarisci presto.

Un abbraccio da tuo fratello José».

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