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La povertà, il Napoli, il pallone d'Oro, il declino: il mito intramontabile di Diego Armando Maradona

Cinque anni fa moriva l'uomo che con il suo talento innato era capace di cambiare le sorti di una partita con un solo guizzo

La povertà, il Napoli, il pallone d'Oro, il declino: il mito intramontabile di Diego Armando Maradona
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Il 25 novembre 2020 la notizia della morte di Diego Armando Maradona scosse il mondo dello sport internazionale. Il centrocampista argentino fu stroncato da un edema polmonare acuto complicato da un'insufficienza cardiaca cronica all'età di 60 anni; l'ultimo tragico capitolo di una vita vissuta al limite tra successi, fama, dipendenze e controversie.

Dalla miseria al tetto del mondo

Nato il 30 ottobre 1960 a Villa Fiorito, sobborgo povero di Buenos Aires, Diego Armando Maradona non è stato solo un calciatore straordinario ma anche un uomo che, nel bene e nel male, è stato il simbolo del riscatto. Talento precoce - a 9 anni già giocava nei Los Cebollitas, squadra giovanile dell'Argentinos Juniors - Maradona mostrò tutto il suo estro prima nel Boca Juniors e poi nel Barcellona ma fu con la maglia del Napoli e della nazionale Argentina, negli anni '80, che esplose e i tifosi si innamorarono di lui. "Voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono com’ero io quando vivevo a Buenos Aires", disse il 5 luglio 1984 durante la presentazione allo stadio San Paolo di fronte a 70 mila spettatori. E così fu.

In campo El Pibe de Oro rappresentava il talento puro, la creatività ribelle e l'abilità: era capace di cambiare il destino di una partita con un solo guizzo. Come quando nel 1986, durante i Mondiali in Messico contro l'Inghilterra ai quarti di finale, segnò una rete che fu considerata il gol del secolo - con un'azione individuale straordinaria innescata da metà campo - e pochi minuti dopo siglò il raddoppio con la mano e lo stesso Maradona diede la responsabilità del gol alla "mano de Dios".

Le fragilità e il pallone d'Oro

Diego Armando Maradona fu anche un uomo con tante fragilità, ombre e contraddizioni, che resero il suo mito ancora più umano e vicino alla gente. Negli anni '90 la parabola di Diego Maradona cambiò radicalmente, trasformando il campione in una figura tormentata. Dopo i trionfi con il Napoli e l'apice raggiunto al Mondiale 1986, la sua dipendenza dalla cocaina, iniziata anni prima, divenne sempre più evidente. Nel 1991 risultò positivo a un controllo antidoping e venne squalificato per oltre un anno; un episodio che segnò l'addio definitivo al club partenopeo e aprì una fase di crollo personale per il calciatore. Tornato in Argentina, Maradona venne arrestato in un appartamento per possesso di droga con le telecamere a documentare l'umiliazione pubblica.

A complicare tutto si aggiunsero le pesanti accuse fiscali in Italia, che si trascinarono per anni e portarono al sequestro dei suoi beni e a nuovi guai ogni volta che rimetteva piede nel Paese. Nel 1994, dopo essersi rimesso in forma per il Mondiale negli Stati Uniti e aver segnato uno splendido gol alla Grecia, Maradona fu trovato nuovamente positivo a un test antidoping e venne espulso dal torneo.

La "cacciata" segnò la sua inesorabile uscita di scena, a cui solo l'assegnazione del Pallone d’Oro alla carriera, ricevuto nel 1995, riuscì a restituire il giusto tributo, sanando almeno in parte l’ingiustizia di un regolamento che per anni lo aveva escluso dal premio riservato ai campioni europei.

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