Quando Andreotti impedì la cessione di Falcao grazie al Papa

Il futuro ministro degli Esteri del governo Craxi ricorse ad un paio di astuti stratagemmi per scongiurare il passaggio dell’asso brasiliano all’Inter

Quando Andreotti impedì la cessione di Falcao grazie al Papa
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Ribolle l’estate del 1983. Quello che più ancora surriscalda gli animi italiani, più precisamente nella Capitale, è però il calciomercato. Anche perché Paulo Roberto Falcao – alias, l’ottavo re di Roma – si è lasciato andare ad una dichiarazione lapidaria da Porto Alegre, dove si trova in vacanza. La sinfonia, stonata per i cuori giallorossi, fa esattamente così: "Lasciare la Roma è stato un trauma". Coltre di depressione su mezza città. Ma com’è possibile che dica una cosa del genere? Dove se ne andrà?

Per capirlo bisogna stringere il campo su un ambrosiano doc. Si chiama Ivanoe Fraizzoli, è il patron dell’Inter e intende spingerla in alto con tutte le sue forze, anche perché la sua lunga presidenza sta per conoscere i titoli di coda. Capelli impomatati all’inverosimile, sguardo sempre vispo a dispetto di una carta d’identità sgualcita (è classe 1909), scribacchia quel nome luccicante su un foglio e lo consegna al dirigente Mazzola. "Vai Sandro, prendilo". E in effetti lui esegue, perché Falcao firma per i nerazzurri all’insaputa di tutti.

Solo che poi Fraizzoli, milanese autentico nella forma oltre che per la sostanza, decide di comportarsi da gentiluomo. Alza la cornetta, infila l’indice nella rotella e compone il numero di Dino Viola, proprietario della Roma, per informarlo che il fenomeno carioca ha l’accordo con loro. Dall’altro lato del telefono si spande un silenzio pesante come un grumo di cemento. Viola incassa, prende atto, ma non commenta. Nel momento stesso in cui aggancia, Fraizzoli comprende di aver commesso una colossale ingenuità. L’eccesso di garbo adesso può ritorcersi contro.

Falcao
Falcao sfila accanto ad Antognoni

Touché. Trillano i telefoni di mezza Roma. L’affaire Falcao va gestito in fretta, ma per spuntarla serve l’artiglieria pesante. Il dossier passa di mano in mano, fino a quando a stringerlo sono i polpastrelli inumiditi dalla saliva di Giulio Andreotti, tifosissimo della Lupa. Vagamente ricurvo, gli occhiali calati in punta di naso, il futuro ministro degli Esteri del governo Craxi esamina le carte e poi le passa al fidato braccio destro Franco Evangelisti, romanista sfegatato pure lui. Il diktat è limpido: "A Fra', risolvi il problema". Si apre, a questo punto, un tourbillon di intrallazzi destinato ad assicurare la permanenza del campionissimo nella Capitale.

L’intricata operazione di moral suasion fa leva sui lati vulnerabili disseminati nell’accordo con l’Inter. Il primo e più evidente è sicuramente la mamma del calciatore, la senhora Azise, compita, osservante, in una parola religiosissima. Per raggiungere l’obiettivo ultimo – la vicenda è ormai assurta al grado di priorità nazionale – serve immergere il tutto in una abbondante tinozza di cinismo. Si scomoda, addirittura, il Santo Padre. Alla mamma di Falcao, infatti, viene fatto credere che Andreotti avrebbe direttamente parlato della questione con Papa Wojtyla, il quale avrebbe espresso tutto il suo rammarico per l’addio alla Roma, augurandosi in ogni modo che invece resti. Pare che la vicenda si nutra anche di un fondo di verità, debitamente addomesticata e sacrificata sull’altare dell’utilitarismo. Le cose, la raffica di condizionali resta d’obbligo quando si allude al sovrano dell’ambivalenza politica, sarebbero andate così: il sommo Pontefice incontra Andreotti e gli chiede se Falcao rimane. Giulio gli dice che probabilmente se ne va. Il Papa fa una faccia triste. Tutto qua. L’incontro, sapientemente rimodellato, finisce all’orecchio della Azise, che patisce un immediato dispiacere. Riavutasi, corre dal figlio per ammonirlo: "Non vorrai mica contrariare il Papa?".

Ma non basta. Per mettere in cassaforte la permanenza di Falcao serve un’altra gran mossa. Questa volta scende direttamente in campo Andreotti. Richiede uno scrupoloso dossier sulle attività di Fraizzoli, apprende che l’imprenditore rifornisce abitualmente tutti i ministeri con i suoi capi d’abbigliamento, quindi sorride sornione. Si fa comporre il numero e, subdolo come un rettile che non vedi arrivare, lo addenta: "Salve, ho saputo dell’affare Falcao. So anche che lei lavora molto con i ministeri, una commessa importante, mi dicono". Ora quello ammutolito è Fraizzoli. Capisce subito dove sta andando a parare il malandrino stratega.

Si reca subito da Mazzola: "Strappa il contratto, Falcao non lo prendiamo più".

Andreotti congiunge tutti i polpastrelli e allarga i contorni delle labbra. Altro che Esteri: spuntarla per la Roma è tutta un’altra musica.

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