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Quando Gaucci cacciò Ahn perché ci segnò ai mondiali

Il 19 giugno 2002, un giorno dopo essere stati sbattuti fuori da Byron Moreno e dal suo attaccante, il patron del Perugia dichiarò irremovibile: "Questo qui non ci rimette più piede"

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Avvampa irrimediabilmente. Furente. Indignato. Costernato. Ha nutrito una serpe coreana inconsapevolmente e, adesso, quella si è ritorta contro. Il 19 giugno 2002, ormai più di vent'anni fa, il suggerimento migliore per chiunque è evitare Luciano Gaucci. E dire che c'erano tutte le migliori premesse. Aveva anche invitato a casa almeno una ventina di persone, tra cui Luciano Moggi. Tartine, vini pregiati e maxischermo sintonizzato su Corea del Sud - Italia, ottavi di finale della rassegna iridata in terra asiatica.

Si era sfregato le mani, pregustando una vittoria disinvolta. Aveva buttato un occhio di quando in quando, mentre si asciugava le labbra con l'angolo di un tovagliolo di stoffa merlettata, certo che quella fosse una questioncella secondaria. Macché. Vieri e compagni soffrivano maledettamente. Byron Moreno perpetrava una sequela di surreali nefandezze. Uno a uno alla fine dei tempi canonici. Supplementari, con incisa al loro interno la farsesca regola del golden goal. Al 118' sbucava la testa di Ahn Jung-Hwan. Azzurri a casa. Tartine di traverso.

Luciano prima non ci crede. Poi si inviperisce. Ma come? Proprio lui. Il suo attaccante. Uno che in due stagioni in prestito al Perugia ha collezionato trenta presenze e cinque gol. La costante seconda scelta di Serse Cosmi, anche se il secondo anno gli hanno affibbiato la dieci sulle spalle. Aveva sussurrato di essere meglio di Nakata il giorno della presentazione, ma l'impressione era stata sempre quella di un giocatore vaporoso e smarrito per tutto il tempo. Salvo poi redimersi proprio quando non avrebbe dovuto. E Gaucci erompe, incontenibile. Grandina rabbia intervistato dalla Gazzetta. «Sono indignato! Lui si è messo a fare il fenomeno soltanto quando si è trattato di giocare contro l'Italia. Io sono nazionalista e questo comportamento lo considero non soltanto una comprensibile ferita al mio orgoglio di italiano, ma anche un'offesa ad un Paese che due anni fa gli aveva spalancato le porte».

Clamoroso benservito al coreano. Che - particolare risibile per Lucianone - tra parentesi avrebbe soltanto svolto il suo dovere. Hiddink ha puntato su di lui. Lui ha segnato per il suo paese. Tutto qua. Non per Gaucci, ovviamente, che schiuma livore da ogni poro. E ingombra i salotti calcistici con la sua esuberante intemerata. Come quando si collega con il processo di Biscardi, rincarando la dose: "Io non lo riscatto, perché non è una persona che si comporta bene avendo visto il pane bianco in Italia". Giubila e lo accarezza Aldo nazionale: "Grazie Luciano, ecco come si reagisce. Luciano Gaucci perde dei miliardi per non vendere Ahn che avrebbe un grande mercato, non lo riscatta, ma è coerente!".

Siamo all'avanspettacolo puro. L'ignaro Ahn non sa cosa l'aspetta. Per Gaucci è la causa dello sfacelo calcistico italiano e non può perdonarsi di averlo allevato. «Da noi si è sempre comportato da modesto comprimario e poi torna a casa e si mette a fare l'extraterrestre. Mi pento anche come presidente: noi lo abbiamo fatto crescere nel nostro calcio e alla fine ci accorgiamo che ci siamo rovinati con le nostre stesse mani. Io non intendo più pagare lo stipendio a uno che è stato la rovina del calcio italiano».

La sfuriata lavica gaucciana trova sostegno nelle pronte dichiarazioni di corredo di Cosmi, che comunque non vedeva l'ora di liberarsene. "Chiederò di non riscattarlo". Effetti personali premuti in fretta in valigia e tanti cari saluti. Il coreano ingrato lascia Perugia e vola in Giappone, al Shimizu S-Pulse. Tartine a volontà e gran rosso da sbocciare.

Stasera sì, Gaucci festeggia.

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