
Suleiman al-Obeid è stato uno dei calciatori più forti della storia della Nazionale palestinese, di cui fu capitano. È stato ucciso mercoledì scorso, con tutta probabilità dall'esercito israeliano mentre aspettava di ricevere gli aiuti umanitari nel sud della Striscia di Gaza. Obeid aveva 41 anni e cinque figli, giocava come attaccante ed era soprannominato «il Pelé palestinese»: per il suo senso del gol e la velocità di esecuzione. La sua stagione d'oro era stata quella tra il 2007 e il 2013, ma la sua carriera è stata lunga, ha giocato per anni in varie squadre di calcio locali nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, specialmente con il Khadamat Al Shatea. Il suo ritiro ufficiale datava 2013. Nella Striscia era un vero e proprio eroe, per i ragazzini, una prospettiva diversa rispetto all'indossare un passamontagna e imbracciare un AK 47.
Ecco perché, venerdì, la Uefa, l'organo di governo del calcio europeo, l'ha ricordato con un tweet in cui ha scritto che «ha dato speranza a innumerevoli bambini, anche nei momenti più duri». Nel tweet però si legge soltanto: «Farewell to Suleiman al-Obeid, the Palestinian Pelé». Nemmeno un accenno alla modalità con cui è stato ucciso. L'attaccante del Liverpool, e capitano della nazionale egiziana, Mohamed Salah non l'ha presa bene. Ha risposto alla Uefa, sempre sui social chiedendo: «Potete dirci come è morto, dove e perché?». L'attaccante dei Reds, già nell'ottobre 2023, aveva esortato i leader mondiali a intervenire e garantire che gli aiuti umanitari potessero essere consegnati a chi ne aveva bisogno a Gaza, diffondendo un messaggio pubblico dopo la morte di quasi 500 persone in un'esplosione all'ospedale arabo al-Ahli di Gaza City. Non è stato, del resto, l'unico intervento social di calciatori relativo alla morte di Obeid, Scarpa d'Oro del campionato della Striscia di Gaza per tre stagioni consecutive, dal 2016 al 2018.
Éric Cantona ha commemorato Obeid con un post su Instagram, nel quale attacca Israele e l'operazione militare nella Striscia, «Per quanto tempo ancora glielo lasceranno fare? Palestina libera!». La Uefa ovviamente non deve far politica, fa altro, ma nel mondo di oggi diventa sempre più complicato muoversi senza prendere posizione, almeno su questioni relative ai diritti umani, come quello al cibo che nella Striscia anche il governo italiano sta cercando di garantire, ad esempio con gli aviolanci dell'operazione «Food for Gaza». Però i dati che arrivano dalla Striscia, con tutti i comprensibili limiti di verificabilità, ci dicono che con la morte di Obeid il numero dei decessi di persone appartenente al mondo dello sport è salito a 662 dall'inizio della guerra. Sono invece 321 i morti tra calciatori, allenatori, dirigenti, arbitri e membri del consiglio direttivo dei club.
Non è il solo scivolone avvenuto. Mentre il calcio russo resta escluso dalle competizioni internazionali a seguito dell'invasione dell'Ucraina, la Uefa continua a versare milioni di euro alla sua federazione. Secondo quanto riportato dal Guardian, l'organismo europeo ha stanziato oltre 10,8 milioni di euro in pagamenti di «solidarietà» a favore dei club russi, anche dopo il blocco imposto nel febbraio 2022.
Al contempo però, la stessa cosa non è avvenuta per diversi club ucraini, rimasti egualmente esclusi dalle competizioni.Si giocano ormai complicate partite geopolitiche che lasciano poco spazio ai Pelé palestinesi come di molti altri luoghi.