Calcio

Se l'allenatore è degno di Zelig: "Noi penalizzati dall'erba verde"

Complice lo stress da sconfitta a volte i tecnici le sparano grosse. Mourinho si appellò "all'assenza di raccatapalle"

Se l'allenatore è degno di Zelig: "Noi penalizzati dall'erba verde"

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Q uanto dura un viaggio in treno tra Manchester a Londra? Sicuramente più dei 4 minuti di possesso palla del Milan nel derby, ma non certo come una trasferta che potrebbe sfiancare i migliori giocatori del pianeta. Questo per dire che Stefano Pioli era sicuramente un po` scioccato dopo la manita presa dall`Inter, ma non è comunque l`unico allenatore del mondo ad aver vinto il premio Mazzarri del dopopartita. Sì, lui, quello del «e poi si è anche messo a piovere» che resta una pietra miliare della confusione che regna in testa a un tecnico costretto a passare dai microfoni quando vorrebbe solo scomparire.

Non era il caso di Simone Inzaghi a San Sebastian, ma certo i 70 minuti di sballottamento contro la Real Sociedad devono averlo scosso, per dire alla fine «potevamo anche vincere». Diciamolo, è stato più lucido Frattesi: «Il pareggio? Una botta di c...».
Però: la colpa è un po` anche nostra, intesi come giornalisti, Tv, radio e affini, sempre alla ricerca di una spiegazione quando invece sarebbe talmente tutto chiaro da stare in silenzio e ripartire. Purtroppo però, come dice sempre Adriano Galliani, «chi vince festeggia, chi perde spiega».

E spesso a questo punto la realtà si smarrisce. Tornando al treno di cui sopra, per dire, ci è finito sotto (a parole) perfino Pep Guardiola, che giustificò una sconfitta in casa del Tottenham spiegando che le quasi 3 ore sui binari per fare 262 chilometri fossero «ogni volta un viaggio stancante». E a Manchester - sponda United - c`è stato Solskjaer, che accusò i seggiolini dell`Old Trafford, rossi, di aver confuso i giocatori, Reds, nel mettere in campo le disposizioni tattiche. Così come il ben più grande Sir Alex Ferguson affermò una volta che le seconde maglie grigie avevano depresso la squadra. Di altro colore invece fu Slaven Bilic, quando allenava il West Ham, per il fondo del terreno troppo verde che aveva disorientato i suoi: «Non vedevano la linea di fondo». Poi ci sono i creativi, su tutti Gordon Strachan, il Ct che non riuscì a portare la Scozia ai mondiali per colpa di un problema genetico nazionale: «I miei giocatori sono sempre più piccoli» disse, proponendo un accoppiamento di Stato tra uomini e donne che fossero da una certa altezza in su.

Insomma, c`è una scusa buona per ogni sconfitta, e se Mourinho vede sempre il rumore dei nemici (ma una volta si lamentò dell`assenza dei raccattapalle), Klopp si è infastidito per quello dei bambini («troppi in tribuna, non riuscito a farmi sentire dai giocatori») e Blokhin - da Ct dell`Ucraina sconfitto dalla Spagna 4-0) per il gracchiare delle rane sotto l`albergo. Ma il meglio, comunque, restiamo noi, terra di santi, poeti e allenatori stressati costretti a inventarsene sempre una. Così, in questa rassegna, non possiamo dimenticare Maurizio Sarri, a cui dà fastidio giocare col caldo (Xavi del Barcellona preferisce solo la notte, invece), ma che soprattutto odia le feste: «Partite a Natale? I calciatori vedono gente in giro felice e si distraggono».

D`altronde deve aver preso tutto dal maestro, perché Walter Mazzarri (quello del mitologico «avevamo 4-5 giocatori influenzati e uno aveva anche la diarrea» da vice di Ulivieri), a Napoli fece vedere il colpo del fuoriclasse per giustificare lo 0-3 col Viktoria Plzen: «La sconfitta? Oggi era il compleanno di Cavani».

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