Dura poco, molto poco, appena più di un tempo, l’illusione che la Norvegia, capolista del girone, possa infrangersi contro la resistenza eroica dell’Estonia a Oslo. E infatti quando diventa ufficiale la partecipazione di Haaland e soci al prossimo mondiale rincorsa dal 1998, è il caso di concentrarsi sulla seconda illusione coltivata questa volta da Rino Gattuso e dal suo staff, convinti che schierando una Nazionale a trazione super offensiva, possa risultare più semplice incartare il successo con la Moldova, fino a ieri sera sempre piegata nelle sfide domestiche (un punto fin qui conquistato a Tallin). La realtà del calcio finisce per smontare tale curiosa teoria, spesso inseguita e reclamata anche dai tifosi e invece segnalata come un errore da altri addetti ai lavori. Il numero dei gol da propiziare non dipende direttamente dal numero degli attaccanti schierati (Scamacca più il suo collaudato sodale Raspadori accompagnati dalle due ali Zaccagni e Orsolini e sospinti in avanti dai due guardiani degli argini difensivi, Bellanova e Cambiaso che non sono proprio difensori classici).
Nel caso dell’Italia di ieri sera davvero esagerati. Lo sviluppo del gioco, infatti, s’infrange puntualmente contro quel bosco orizzontale di maglie rosse a difesa della porta e a furia di riempire l’area altrui di casacche azzurre c’è persino la possibilità che la migliore occasione della prima frazione capiti a un difensore (Mancini) in avanscoperta, capace però di sbavare la deviazione sotto porta sguarnita. C’è anche dell’altro da esaminare. E riguarda qualche rendimento che stride rispetto alle aspettative. Tipo Scamacca.
L’arrivo della coppia d’attacco di ricambio (Retegui e Pio Esposito) assistita da Politano risolve il mortificante deficit grazie al guizzo è di un difensore, Mancini,
già a dama con Israele e all’unghiata di Pio Esposito azionato dal preciso Politano. Il quesito finale è il seguente: al netto del ridicolo criterio di selezione della Fifa, siamo proprio sicuri di guadagnare il mondiale?