Tiro, parata, autogol del portiere: Sommer "punito" perché troppo bravo

Psicopatologia di una dinamica unica nel mondo del calcio e dello sport: l'atleta «punito» per aver fatto il suo dovere

Tiro, parata, autogol del portiere: Sommer "punito" perché troppo bravo
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Psicopatologia dell’autogol del portiere: è l’unica dinamica nel mondo del calcio, e dello sport in generale, dove un atleta (nella fattispecie l’estremo difensore di una squadra di calcio) viene «punito» perché è troppo bravo. Esattamente ciò che ieri è capitato a Sommer, portiere dell’Inter, in occasione della rocambolesca rete del 3 a 3 del Barça realizzata da Raphigna con l’involontaria collaborazione del portiere nerazzurro: parata, traversa e autogol. Eccola la parola-chiave: parata. Sommer era riuscito a deviare il tiro dell’avversario, ma è stato proprio questo suo bellissimo intervento a propiziare il pareggio dei catalani. Certo, si potrà dire: se Sommer non avesse toccato il pallone, la sfera sarebbe andata direttamente in rete. E’ così. Ma la differenza resta sostanziale. I mental coach che preparano i portieri a superare la pressione psicologica del ruolo (il più difficile, il più delicato, quello che puoi ricoprire solo se hai personalità e carattere sopra la media) spiegano infatti che mentre la frustrazione per un errore è sì grande ma superabile (la normale consapevolezza di aver commesso uno sbaglio ne alleggerisce in un certo senso il peso), prendere atto di aver incassato una rete in conseguenza di una gesto «giusto e virtuoso» rende il processo di metabolizzazione assai più complesso. Lo sanno bene tutti quei portieri che, a tutti i livelli (dalla Serie A fino all’ultimo dei tornei scapoli-ammogliati) hanno subito un gol con la medesima beffarda plasticità di quello che ha regalato il pareggio al Barcellona. La reazione dei compagni di squadra, quasi mai, aiuta il portiere a superare il «trauma» dell’autogol: gli occhi si fermano all’ultimo fraime, quello cioè del contatto pallone-corpo del portiere e tendono a cancellare il resto del «contesto dinamico».

E allora, ecco gli sguardi che si appiccicano come resina fastidiosa sulla faccia portiere, quasi a dire: «Ma come, te la sei buttata in porta da solo?». è capitato ieri anche a Sommer. Risultato alla fine il migliore in campo. Malgrado - o forse anche per merito - di una stupenda parata. Trasformatasi malauguratamente in autogol.

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