La caldaia rumorosa finisce in tribunale

Ci hanno provato in tutti i modi: prima con l’amministratore, poi con l’assemblea dei condomini, infine con una serie di istanze scritte, spedite a undici (!) fra enti e uffici pubblici, e anche alle forze dell’ordine. Niente, non è servito a niente: «Questa maledetta caldaia a gasolio non ci lascia vivere in pace. Anzi, col casino che fa, non ci lascia nemmeno dormire di notte» si lamentavano Giuseppe, 57 anni, pensionato, e la moglie, coetanea, di Quiliano, nel Savonese. Il tormento durava da due anni e mezzo: un frastuono continuo, incessante, che per chi, come i due coniugi ormai esasperati, abita nell’appartamento sopra il vano caldaia, significa vibrazioni scassabudella. «Un certo giorno - rivela ancora Giuseppe - abbiamo spostato il letto, perché alla mattina ci ritrovavamo inevitabilmente con le ossa rotte e le gambe indolenzite, per via dei contraccolpi dal pavimento. Neppure questo, però, è bastato».
Pareva che dovesse funzionare la minaccia di non pagare l’affitto finché non si fosse risolta la questione. «Ma anche da questo versante non ci ha dato retta nessuno, la nostra vita è diventata impossibile» insistono i due. Che, arcistufi di non ottenere soddisfazione - cioè: l’abbassamento a livelli accettabili del rumore dell’impianto, oltre tutto vecchio di trent’anni - hanno deciso di appellarsi al giudice di pace. E qui, finalmente, si sono sentiti ascoltati: Isabella Cocito, particolarmente ferrata nel dirimere diatribe private all’apparenza inestricabili, ha preso a cuore la faccenda e disposto un sopralluogo del perito al domicilio dei ricorrenti, in modo da stabilire esattamente come stanno le cose.

La sentenza non si farà attendere, e comunque sarà definitiva: o si cambia la caldaia (se hanno ragione loro), o si trasloca. C’è anche la terza ipotesi: che si chiuda l’impianto a tempo indeterminato «per molestie». Così anche gli altri condomini sapranno se l’inverno diventerà più rigido del solito.

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