Roma Pdl e Lega Nord ai ferri corti, politici romani e colleghi di coalizione milanesi su trincee contrapposte e con lelmetto ben calzato. Scintille persino tra Roberto Formigoni e Umberto Bossi. Poi il sindaco di Roma che minaccia il ricorso allarma finale: «Così salta ogni intesa». La proposta di spostare alcuni ministeri dalla Capitale a Milano, dipartimenti come ha chiarito in serata il premier Silvio Berlusconi, ha fatto scoppiare dentro la maggioranza una fiammata di polemiche.
Intanto un braccio di ferro tra il Pdl e il Carroccio, principale fautore di una capitale decentrata. I capigruppo Pdl di Camera e Senato del Pdl Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri in una nota congiunta hanno dato laltolà, indicando una possibile alternativa: «Conferenze periodiche fatte a Milano e a Roma fra i ministri economici e delle Infrastrutture con i presidenti di Regione e i sindaci dei Comuni capoluogo». Il partito di Umberto Bossi non ha risposto direttamente, ma ha tenuto il punto per la tutta la giornata.
In polemica anche con il governatore della Lombardia. Formigoni ieri ha spiegato di preferire al trasloco di qualche dicastero, un vero decentramento. È «più utile realizzare il federalismo differenziato chiesto» dalla Costituzione dalla Lombardia. Nel dettaglio, competenze esclusive al Pirellone «in materia di infrastrutture, di politiche transfrontaliere, di scuola, di università, di ambiente». Il trasferimento dei ministeri «può servire, se ne parla da anni, ma per farlo serve molto tempo. Per favorire gli imprenditori del nord, meglio incentivare la ricerca e linnovazione. È così che si riguadagna il consenso degli elettori». La freddezza del governatore ha provocato una reazione di Bossi inedita: «Stia zitto, è presidente con i voti della Lega».
Ancora più serie delle scintille tra Formigoni e Bossi, la difesa dei ministeri in sede romana di Renata Polverini e Alemanno e la successiva replica del lombardo Roberto Calderoli. Il sindaco di Roma ha dato assicurazioni ai suoi concittadini che non succederà niente. «Possiamo stare tranquilli: vi garantisco che quando mi metto in testa una cosa poi la faccio». Per Polverini, il decentramento sarebbe «una forzatura inaccettabile» da parte della Lega. Ma il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli non ha dato credito alle resistenze. «Che dicano di no lo posso anche capire, è chiaro che lalbero della cuccagna a un certo punto doveva concludersi».
Con la versione depotenziata annunciata dal premier (il trasferimento di pochi dipartimenti), la polemica sembra destinata a rientrare. Così come lavvertimento di Alemanno che considera il trasferimento, «una violazione del mandato elettorale che rimette in discussione ogni equilibrio e ogni intesa».
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