Calderoli in vista del voto parla di «regime» e di «sindrome di Stoccolma»

Dopo un breve tregua politica si torna a discutere e a polemizzare nel nome della «fiducia». Quella che sono in molti a desiderare per superare lo scoglio del voto parlamentare al decreto «salva-Italia». Fabrizio Cicchitto spiega con chiarezza le ragioni dello strumento della fiducia in un simile frangente. «Se il governo porrà la questione di fiducia - afferma il capogruppo Pdl alla Camera - consentirà di superare gli elementi di dissenso sul decreto. Quella che appoggia Monti è infatti una maggioranza parlamentare non politica». Insomma gli elementi di dissenso, sia nel centrodestra sia - per ragioni differenti - nel centrosinistra, ci sono e non sono pochi. E la fiducia darebbe a tutti la possibilità di salvare proprio la faccia politica.
Anche Berlusconi, da Marsiglia, parla della fiducia come di una medicina amara ma necessaria perché «le posizioni tra le forze politiche sono troppo diverse». Finché sono i suoi colonnelli a parlare, i leghisti non fanno una piega. Quando però è il Cav a sussurrare la parolina magica ecco sguainate le spade di Pontida. Calderoli sbotta: «Se Berlusconi chiede un voto di fiducia per poter votare la manovra significa che è affetto dalla sindrome di Stoccolma».

«Qui non siamo solo davanti a una questione di numeri e di conti - aggiunge Calderoli - ma siamo di fronte a una questione di democrazia, che con la complicità di tutti è stata sequestrata e stiamo pericolosamente scivolando verso un regime».

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