Calenda in Azione verso Forza Italia. E i Verdi protestano: troppa polizia

L'ex ministro: "Valutiamo l'alleanza nel 2027. No a Majorino, sì a un civico come Resta". Il capogruppo di Avs contro i vigili a cavallo e la "militarizzazione": non siamo a Kiev

Calenda in Azione verso Forza Italia. E i Verdi protestano: troppa polizia
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Forza Italia ha gettato l'amo, il leader di Azione Carlo Calenda a stretto giro dichiara che «valuteremo un'alleanza per le Comunali del 2027». Breve riepilogo. Nelle scorse settimane il coordinatore regionale di Fi Alessandro Sorte per il dopo Sala ha aperto a «riformisti, liberali, anche ai conservatori delusi». Alla convention del partito sul palco ha parlato anche la vicepresidente di Azione, Giulia Pastorella, e pensa forse proprio a lei Sorte quando dice che i calendiani potrebbero anche «avere il ruolo di vicesindaco». Per ora Calenda al Corriere ha dichiarato che «Sorte ha detto una cosa interessante. Prima bisogna capire chi metterà in campo il centrosinistra», Azione è in maggioranza con Sala, anche se non in giunta. Per il dopo, in pole c'è Mario Calabresi ma soprattutto il capogruppo regionale Pd Pierfrancesco Majorino, vicino a Elly Schlein e esponente dell'ala più a sinistra. Calenda non l'aveva sostenuto come candidato governatore in Lombardia e avverte che se fosse «davvero lui il candidato sindaco per noi sarebbe difficile. A Milano il tema sicurezza è gigantesco, non c'è spazio per tentennamenti e ideologie: la gente ha paura. E poi questa sinistra ha esultato quando la magistratura ha bloccato lo sviluppo di una città così centrale. Serve un profilo manageriale e civico, per continuare nel solco di Sala, come Carlo Cottarelli. Se così non fosse e dall'altra parte spuntasse un profilo come quello dell'ex rettore del Politecnico Ferruccio Resta, allora il nostro elettorato avrebbe un grande problema a seguire il centrosinistra».

Azione in corsa a Milano con i 5 Stelle e (ancora) Alleanza Verdi e Sinistra? «Non ci credo, e lo stesso giorno si voterà» quasi certamente «anche per le Politiche - ricorda Sorte -. Le dichiarazioni di Calenda sono apprezzabili e pragmatiche. Sono certo che il dialogo con Fi e il centrodestra continuerà e mi ha fatto molto piacere che anche il presidente FdI del Senato Ignazio La Russa abbia aperto all'ipotesi: avendo un'intelligenza raffinata sta ragionando sul dossier per vincere a Milano. E questo può essere un laboratorio, si parte da qui e poi chissà». Aggiunge che anche i moderati di Italia Viva se ne stanno andando, e «dico che anche riformisti Pd come Giorgio Gori o Lia Quartapelle faticano ormai a contenere il disagio». Fi insiste per un profilo civico («anche per allargare la coalizione»). Sul tema del vicesindaco precisa: «Non era per offrire un posto, Azione non ne ha bisogno e non ci saremmo mai permessi. Era per marcare che possono lavorare con noi da protagonisti e non come ruote di scorta».

Sulla sicurezza, ha detto Calenda, non c'è spazio per «tentennamenti e ideologie», la gente «ha paura». Si deve essere perso l'intervento in consiglio comunale, lunedì scorso, del capogruppo dei Verdi Tommaso Gorini. Sala era in aula, e visto che si è tenuto le deleghe alla sicurezza, gli appunti erano rivolti direttamente a lui. Gorini parte dalla notizia dei «vigili sommozzatori in Darsena, ho letto che dopo la polizia locale a cavallo è partito un nuovo presidio, aspetto con ansia il primo ghisa aviatore». Fuori dalle battute, dice di essere «preoccupato, ci stiamo facendo un po' prendere, anche con la polizia locale, ad un gusto dell'esibizione delle forze dell'ordine, una militarizzazione dello spazio pubblico che ha già preso il governo nazionale e le altre forze di polizia». Sia mai. Addirittura riferisce di aver «perso il conto, andando da Palazzo Marino a corso Sempione, di quante pattuglie e posti di blocco ho incontrato tra Cc, polizia, vigili. Milano non è Kiev, non abbiamo il nemico alle porte.

Non ricordo un tale dispiegamento di forze neanche negli anni della psicosi per gli attentati islamisti». Persino, riferisce, per la prima volta in 33 anni ha «subìto un controllo documenti in Centrale». Di questo passo l'alleanza già scricchiolante nel centrosinistra rischia di rompersi ben prima del 2027.

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