«Calunniati i tre operatori di Emergency» La Procura di Roma apre un’inchiesta

I tre operatori di Emergency sono stati calunniati. Ne è convinta la Procura di Roma che ha annunciato di aver aperto un fascicolo «contro ignoti» per calunnia «aggravata e continuata» ai danni di Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani.
Il fascicolo aperto dai magistrati di piazzale Clodio nasce «a seguito di notizie fornite dalle autorità afghane - come spiega una nota diffusa dal procuratore capo, Giovanni Ferrara - preposte alla sicurezza al rappresentante diplomatico italiano a Kabul e qui riversate dal ministero degli Esteri tramite il reparto anticrimine del Ros di Roma». I tre sono stati ascoltati ieri a Como, appena rientrati in Italia, dai Ros di Roma su disposizione del procuratore aggiunto Pietro Saviotti, titolare del fascicolo aperto all’indomani dell’arresto dei tre a Kabul. I verbali sono stati secretati su disposizione del magistrato in modo da poter effettuare una valutazione più serena di quanto hanno affermato gli operatori della ong fondata da Gino Strada. «Abbiamo detto fin da subito che erano accuse assurde - ha commentato il fondatore dell’ong Gino Strada -. Accuse che erano un tentativo di screditare il lavoro di Emergency. L’apertura di questo fascicolo conferma in pieno le nostre tesi». Strada ha inoltre annunciato che Emergency sta valutando se agire legalmente nei confronti di quelli che definisce «calunniatori italiani». In totale Garatti, Dell’Aira e Pagani hanno trascorso otto giorni da detenuti: i tre furono arrestati, insieme ad altri sei cooperanti afghani, il 10 aprile scorso al termine di un blitz nell’ospedale nella provincia di Helmand, effettato dai servizi di sicurezza locali. Gli operatori furono accusati di star preparando un attentato kamikaze contro il governatore della provincia, Gulab Manga. Nel corso del blitz, in una stanza della struttura ospedaliera, furono trovati giubbotti esplosivi, bombe a mano e armi.

Il giorno successivo all’arresto il Times diffonde la notizia secondo cui i tre italiani avrebbero «confessato» il proprio ruolo nel complotto per uccidere il governatore. Una rivelazione smentita, a distanza di poche ore, dal governatore di Helmand.

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