Cambia tutto, vince il buon senso

SVOLTA SU TASSA DI STAZIONAMENTO E SVILUPPO DEL SETTORE Approvate in Commissione le modifiche invocate da Ucina e sostenute dai senatori Grillo e Cutrufo. LO STATO CI GUADAGNA Prelievo più equo del balzello-soggiorno, certo e facilmente esigibile

Cambia tutto, vince il buon senso

Trasformazione dell’attuale imposta da tassa di stazionamento a tassa di possesso sul bene e da tassa giornaliera a tassa annuale, estensione della tassa di stazionamento a tutti i possessori italiani di imbarcazioni e navi anche se battenti bandiera estera. E ancora, rimodulazione degli importi dell’imposta per renderli meno pesanti per il comparto, esclusione della tassazione sulle unità di proprietà degli stranieri, per i natanti e per le unità delle imprese di noleggio e locazione. Queste, in sintesi, le proposte che Ucina-Confindustria Nautica ha presentato al governo - invocando la modifica della tassa di stazionamento - contenute nell’emendamento firmato dal senatore Luigi Grillo, controfirmato dal senatore Mauro Cutrufo e approvato dalla Commissione Industria presieduta da Cesare Cursi.

Il maxiemendamento sulle liberalizzazioni è stato approvato giovedì dal Senato con 237 si, 33 no e due astenuti. Il testo finale passa quindi alla Camera per un iter presumibilmente blindato. Un’ulteriore norma contenuta nell’emendamento agevola la permanenza delle grandi unità da diporto straniere nelle nostre acque, non richiedendo più l’assunzione della bandiera italiana e riallineando quindi la nostra normativa a quella francese.

«Pagare tutti per pagare meno - dice il senatore Luigi Grillo - L’introito sarà maggiore. Il gettito è accresciuto considerevolmente. E, cosa che non guasta, oltre a essere certo è facilmente esigibile». Intanto nel decreto liberalizzazioni ci sono altre importanti semplificazioni sul noleggio di imbarcazioni (10-18 metri), presentate e sostenute dal senatore Enrico Musso. I proprietari di imbarcazioni da diporto potranno affittare occasionalmente il proprio mezzo pagando una tassa unica del 20% (l’incasso annuo non potrà superare i 30mila euro). In ogni caso la liberalizzazione del noleggio occasionale non trasformerà l’unità privata in commerciale e questo potrà semplificare le attività economiche generando occupazione senza alcun onere per lo Stato.

Un’altra norma semplificherà il project financing per la costruzione dei porti turistici, facilitando così anche le procedure. Grande soddisfazione in Ucina. «Il governo - ha detto Anton Francesco Albertoni - ha valutato con molta attenzione le nostre istanze prima di recepirle, e di questo devo dare atto al ministro Corrado Passera e ai sottosegretari Improta, Malaschini e Polillo. In particolare la parametrazione annuale, che ha consentito l’abbattimento delle aliquote originarie, pur rispettando il vincolo del gettito complessivo, l’agevolazione delle nuove immatricolazioni, per dare un segnale concreto al mercato e infine la tutela, tramite il criterio di vetustà, dei possessori di barche usate da almeno 5 anni. Pur perdurando un contesto economico assai difficile che non favorisce la ripresa del settore – ha aggiunto Albertoni - questo complesso di interventi rappresenta per tutti gli esponenti del cluster marittimo un’iniezione di fiducia in quanto sancisce un riconoscimento da parte del governo dell’importanza dell’industria nautica e del contributo che essa può dare al Paese anche in termini di indotto e occupazione».

Le proposte contenute nell’emendamento, condivise da Ucina con le altre associazioni del cluster nautico - Assilea, Assomarinas, Assonat, Assonautica, Cna Produzione Nautica, Confitarma, Federazione del Mare, Federagenti, Federturismo, Fiv - mirano alla salvaguardia della filiera della nautica da diporto (cantieristica, refitting, portualità, turismo nautico, etc) in particolare sotto il profilo della tutela dell’occupazione.

Un’indagine coordinata dall’Osservatorio Nautico Nazionale aveva infatti evidenziato forti ripercussioni economiche e occupazionali per l’intero comparto nautico qualora la tassa di stazionamento, così come formulata, non fosse stata modificata.

Infatti, a fronte di un gettito, peraltro incerto, stimato in 200 milioni di euro, l’imposta originariamente concepita avrebbe rischiato di causare un danno complessivo di almeno 1,5 miliardi di euro (tra riduzione delle entrate dirette derivanti dal turismo nautico, mancato indotto generato dai superyacht in transito e investimenti portuali a rischio), con una perdita di circa 9mila posti di lavoro e un impatto diretto sulla cantieristica nazionale stimabile, in due anni, in una riduzione del 35% del mercato interno.

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