Cambiasso e Maicon i grandi vecchi risollevano Leonardo

MilanoHa vinto l’Inter che si è rimboccata le maniche, quella dei grandi vecchi, degli inesorabili combattenti, una squadra figlia dell’orgoglio: qualità che trova e riscopre sempre dentro di sé e nessun allenatore può donarle. Neppur si chiami Mourinho. I gol di Cambiasso e Maicon regalano l’imprinting della giornata: il regista del centrocampo e il devastatore di fascia di tutte le grandi storie nerazzurre di questi anni. Quando funzionano quei due, la squadra prende diversa faccia. Poi, per i gol, di solito ci pensano altri. Stavolta hanno fatto da soli.
L’Inter ha vinto una partita difficile. Difficile per colpa di quelle altre due che le hanno capovolto il mondo, difficile perché il Chievo è stato molto più di uno sparring partner. Per sessanta minuti il match è stato un rebus da risolvere. Per novanta il Chievo è stato squadra motivata, capace di lavorare e giocare con armonia: ha sbagliato i suoi gol e si è beccato la punizione. Partita da 27 tiri (13 Inter,14 Chievo) e solo due reti, tanto dice circa la precisione delle squadre e l’equilibrismo senza rete. L’ha detta giusta Cambiasso: «Questa è stata la partita dell’equilibrio». Detto, forse, ripensando agli squilibri recenti. Zanetti l’ha lanciata a modo suo dimostrando ai compagni voglia, verve, subito pronto a correre e penetrare nelle carni del Chievo. Per chi ama lo sport e i suoi campioni, è stato uno spettacolo che valeva il biglietto e, soprattutto, il piacere di amare lo sport. Poi anche il capitano ha mollato un po’, ma per venti minuti è stato la bandiera al vento di questa squadra.
Ovvio che l’Inter fosse un po’ sotto choc dopo il 5-2 di Champions. La squadra era rattrappita, Kharja timidino dietro le punte, i due attaccanti un po’ troppo imprecisi. Ma sulle fasce la squadra ha trovato i suoi grimaldelli: Maicon da una parte, Nagatomo dall’altra. Il pocket giapponese si è goduto gli applausi di San Siro, frizzante, rapido in difesa e veloce nel contrattacco, ha creato scompiglio. Tanto da chiedersi: ma Leonardo non poteva ripescarlo prima? Lucio ha dato solidità ed esperienza alla difesa, Cambiasso piazzato nel mezzo del campo molto più protettivo di Motta (in panchina).
Il Chievo è stato attento e pungente, finchè Cambiasso non ha pescato il tiro-gol rimbalzato sulle gambe di Andreolli ed ha dimostrato che tanto attendere, tanta pazienza nel gestire, creare e distruggere gioco non era stata inutile. Poi Maicon si è regalato il bon bon con il suo bon ton pallonaro: entra in area, spazza e devasta, calciando in modo raffinato il pallone del 2-0. Al Chievo è rimasto qualche rimpianto per due gol mancati (Constant e Pellissier). All’Inter sarà tornata la forza dei nervi distesi.

I suoi attaccanti si son presi colpevole vacanza. Ma forse era giusto così: questa storia doveva essere risolta dalla vecchia guardia, quella della prima ora. Solo loro conoscono la fatica di un faticoso risollevarsi. La storia della pazza Inter insegna.

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