Roma - I sì sono 309, i no 236 e 30 gli astenuti: il Lodo viene approvato dalla Camera e passa al Senato. E il ministro della Giustizia che ci ha messo il suo nome, Angelino Alfano, commenta: «Dopo aver brillantemente vinto le elezioni, Berlusconi merita di governare serenamente questo Paese. Abbiamo fatto un buon lavoro».
«Vergogna, vergogna», scandisce un coro non troppo convinto dai banchi dell’Italia dei valori. «In 48 ore si approva una legge che serve a una sola persona, dimostrando la distanza con un Paese reale», commenta Walter Veltroni. Poco prima ribadiva che introdurre la sospensione temporanea dei processi per le 4 alte cariche dello Stato per via ordinaria e non costituzionale crea «un problema che verrà vagliato in altre sedi». I deputati dell’Idv non applaudono e quelli del Pd tacciono quando in aula Antonio Di Pietro accusa i colleghi del Pdl di essere «dipendenti parlamentari» di Silvio Berlusconi, ricevendo in risposta il grido «buffone, buffone» dal centrodestra. La distanza tra i due partiti d’opposizione è sempre più accentuata e lo stesso Veltroni critica «certi toni che io non condivido e mi meraviglio che ancora oggi non si sia presa distanza da quella piazza e da attacchi al Papa e al presidente della Repubblica». All’aut aut che il segretario Pd ha lanciato all’Idv, Di Pietro risponde: «Ridiscutere l’alleanza lo chiedete voi e ancor più noi».
Ma ieri la scena, a Montecitorio, era soprattutto di Massimo D’Alema. Invita il premier «a rinunciare e affrontare il giudizio per le accuse che ha sempre respinto, dice che così il parlamento avrà la «serenità» per affrontare questa norma. Per l’ex ministro degli Esteri è una «leggina, una soluzione pasticciata e confusa, un errore politico per tutelare l’interesse del presidente del Consiglio, che lo espone al dibattito umiliante di questi giorni».
La risposta viene dal capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto: il Lodo «è utile perché ridà serenità alle istituzioni», mentre «D’Alema e il Pd restano condizionati dalla piazza di Di Pietro e non si misurano con un nodo giustizia che riguarda anche loro, come dimostrò la vicenda delle intercettazioni che colpirono lo stesso D’Alema e Fassino». Accostamento «improprio», ribatte D’Alema, perché «nessun magistrato ha chiesto al parlamento di incriminarmi».
L’Udc teorizza la «riduzione del danno» e si astiene dal voto, premendo per l’eliminazione delle norme sospendi processi dal decreto sicurezza. Il Pdl, però, non intende stralciarle ma lavora a modifiche che lascerebbero ai capi degli uffici giudiziari l’indicazione delle priorità dei reati per i processi da non sospendere, invece di imporle dall’alto. Ma Pier Ferdinando Casini avverte: «Il lodo Alfano rischia di essere una vittoria di Pirro, perché a pagarne le conseguenze potrebbero essere proprio quelli che lo ottengono».
Respinte le pregiudiziali d’incostituzionalità, la Camera approva, con il parere favorevole del governo e il voto contrario dell’Idv, un emendamento del Pd sul punto che più sta a cuore all’opposizione: la non reiterabilità dello scudo. Quella proposta da Pierluigi Mantini è una puntualizzazione del fatto che la sospensione dei processi non si applica una seconda volta se, a fine legislatura, si passi da una carica «coperta» all’altra. Insomma, se il premier Berlusconi diventasse presidente della Repubblica o di una delle due Camere, suoi eventuali processi dovrebbero comunque riprendere.
Per il resto il Lodo, 1 articolo e 8 commi, rimane quello originale: sospende i processi e anche la prescrizione per capo dello Stato, premier e presidenti delle Camere; è reiterabile solo per un reincarico del premier; è rinunciabile; le parti civili possono
rivalersi in sede civile.Oggi arriva all’esame della Camera il decreto sicurezza, con le norme sospendi processi. Già approvato dal Senato, dovrebbe arrivare martedì al voto. «Nessun baratto con il Lodo», dice Alfano.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.