Campagna elettorale surreale tra faide e manifesti fantasma

I candidati di Pdl e Lega alle Regionali: «A 20 giorni dal voto siamo in un limbo». Incertezza su date, comizi e spot televisivi . Palmeri: «Posso solo stringere mani. Ma le regole dovranno rispettarle tutti». Gallera: «Esclusi? Non esiste»

Vita da candidati in stand by. Costretti a stoppare spot, inviti, feste di inizio campagna. A tirare fuori dagli armadi vecchi volantini evergreen, dove la parola elezioni non compare mai nel testo, e a fare gli scongiuri perché la data non venga cambiata (nessuno di loro osa pensare che Roberto Formigoni, e con lui le lista collegate, vengano escluse dalle regionali). Altrimenti significa buttare nell’immondizia montagne di manifesti e «santini» già stampati e rifarli da capo. «E dire che avevo pure litigato con il mio tipografo, perché non volevo scrivere che si vota il 28 e 29 marzo ma ho ceduto» racconta Armando Vagliati, consigliere comunale del Pdl. E 450mila biglietti rischiano di fare una brutta fine. Ma si scatenano pure le faide. «In questo momento siamo in un limbo, non siamo candidati e pertanto non possiamo fare campagna elettorale o esporre manifesti - precisa Manfredi Palmeri, presidente dell’aula a Palazzo Marino e in corsa per il Pirellone -. Ma le regole devono essere rispettate da tutti. E se vedrò, come è già capitato e ne ho preso nota, dei miei competitor che non le seguono sono pronto a fare ricorso dopo l’esito delle urne. Anche aprire il conto corrente per gestire il finanziamento della campagna mentre siamo “congelati” è fuorilegge». Vagliati fa mea culpa: «Io lo avevo già aperto prima del polverone. Penso invece che sul tetto massimo dei 50.300 euro ci sarà molta attenzione, meglio che nessuno faccia spese esagerate». La campagna elettorale? «Gli incontri già fissati in questi giorni non li ho cancellati, non si può mettere la faccia sui manifesti ma stringere mani è ancora lecito». Palmeri invece aveva fissato oggi l’apertura della campagna al Marriott di via Washington ma non ha bloccato l’invio dei biglietti, diventerà un «convegno a cui inviterò amici e sostenitori mercoledì prossimo». Peraltro, i non-candidati non possono usufruire dello sconto sulla spedizione, da 0,60 a 0,05 euro, né del taglio dal 4 al 20% per il materiale stampato in tipografia.
Se cambia la data delle elezioni, si rifiuta di ristampare manifesti e santini Giulio Gallera, capogruppo milanese del Pdl: «Che veniamo esclusi dalla corsa è un’ipotesi che escludo. Se slitterà, ormai ho speso per 500mila santini e non intendo rifarli». Niente spot o manifesti appesi «ma in questi giorni vado avanti come sempre con gli incontri tra la gente, come se nulla fosse». Il capogruppo milanese ed eurodeputato della Lega Matteo Salvini garantisce: «La nostra campagna prosegue, nel weekend apriamo sezioni a Melzo e Sesto San Giovanni, sabato prossimo in via Padova. I candidati aspettano a stampare il loro materiale, agli appuntamenti nei mercati e in giro per la città portiamo i volantini che usiamo abitualmente, sul federalismo, il decreto sicurezza di Maroni». Nessun accenno diretto alle elezioni, per non incorrere nel reato di turbativa. «Teniamo in sospeso eventuale materiale che stavamo mandando in stampa, semmai cambiasse la data», precisa. Massimo Buscemi, assessore in Regione e (se tutto va bene) in corsa per il Pdl ha «sospeso la distribuzione di materiale, gli incontri pubblici elettorali, mantengo quelli privati.

Abbiamo l’obbligo di seguire le regole, chi non fa il proprio dovere è in fallo». Preoccupato invece di un astensionismo di massa Massimiliano Orsatti, candidato del Carroccio: «Dopo questo marasma, tanta gente che incontro ai mercati dice che è stufa, non voterà».

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