Campana scambia il pallone con le palline

C’era una volta un calciatore di qualche talento, non un fenomeno ma dotato di buona tecnica e soprattutto con una laurea in giurisprudenza. Direte. Cosa c’entra la laurea col gioco del pallone? C’entra, eccome se c’entra. Lo vedremo poi. Quel calciatore si chiamava Campana e per molti anni fu una colonna difensiva del Lanerossi Vicenza, provinciale cosiddetta di lusso e considerata all’epoca una succursale del Bologna.
A un dato momento il dottor Campana fu costretto, per motivi d’età, ad abbandonare l’attività agonistica. Così fan tutti, e così fece anche lui. Per il quale si poneva quindi un problema comune a tutti gli ex: e adesso cosa faccio per campare?
Guardò il diploma di laurea incorniciato e appeso in tinello e gli venne un brivido di puro terrore: mi toccherà mica lavorare sul serio? Volendolo evitare a ogni costo, ebbe un’idea: quasi quasi fondo un sindacato, mi ci metto a capo e chi s’è visto s’è visto; non correrò mai il rischio di «faticare». Fondò il sindacato calciatori, saranno quaranta anni fa, e non lo lasciò più.
Non dico un divorzio, mai neanche una separazione. Sindacalista a vita, Campana si è rivelato in questa professione un autentico fuoriclasse, migliore di Luciano Lama che durò meno di lui sulla cadrega di leader. Come tutti i rappresentanti dei lavoratori, il Dottore Avvocato è stato capace di rovinare la categoria sotto le proprie cure, riducendola al rango di gregge. Guidati da lui, i calciatori hanno cominciato addirittura a scioperare rendendosi antipatici al pubblico grazie al quale incassano stipendi non esattamente da fame.
Campana ha fatto di più. Rivendica oggi e rivendica domani, ha rivendicato anche il diritto al panettone con annesse settimane bianche. Sicché, mentre nel mondo i campionati non conoscono soste natalizie, da noi per quindici giorni - cioè fino all’Epifania - gli stadi rimangono deserti perché terzini e centravanti sono in ferie. E noi a casa senza pallone ma con le palline dell’albero di Natale fuori dagli occhi.


Non potendo assegnare il Bamba all’intero esercito di pedatori, lo diamo honoris causa all’uomo che li rappresenta tutti: Campana. Con l’impegno di riprenderci il premio qualora lui cambiasse mestiere. Non è mai troppo tardi.

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