da Venezia
Nelle ore che hanno preceduto lo spoglio delle schede dei 300 lettori della giuria popolare al teatro La Fenice, la cinquina in gara per il SuperCampiello 46ª edizione dava a lei, 4 a 1, la vera da pozzo in argento e i 10mila euro di Confindustria. Eliana Bouchard con Louise. Canzone senza pause (Bollati Boringhieri, 43 voti), Chiara Gamberale con La zona cieca (Bompiani, 26 voti), Cinzia Tani con Sole e ombra (Mondadori, seconda per poco con 86 voti) e Paolo Di Stefano con Nel cuore che ti cerca (Rizzoli, 29 voti) hanno tutti pronosticato al Giornale la vittoria della fiorentina Benedetta Cibrario con Rossovermiglio (Feltrinelli, 94 voti), ritratto del 900 italiano visto da unaristocratica che si ribella allinfelicità di un matrimonio di convenienza.
Chi ha detto «vincerà perché è adatto a una giuria popolare» (Di Stefano), chi «perché le signore di una certa età lavranno amato di sicuro, anche se continuo a sperare che vinca il mio» (Gamberale) e chi si è chiesto, come la Tani, «perché mai sia in cinquina e non in gara per lopera prima, visto che si tratta di un debutto». Ma tutti lo davano vincente.
Tutti tranne la Cibrario, quattro figli e un marito finanziere «portatore di agio», raggiante ma pacata dopo la vittoria. Quando le abbiamo chiesto una previsione, ha risposto: «Chiara Gamberale». «Ma la mia preferita è la Bouchard. Il mio è un libro dove succedono poche cose, non è di tendenza né storico, è un ibrido, la scrittura è molto tenuta: sono unoutsider piovuto sul pianeta letterario».
Adatta a una giuria popolare...
«Restituire il libro ai lettori non è una stortura, ma un ritorno alla sua radice primaria».
Che cosa risponde a Giovanni Pacchiano che sul Sole24Ore accusa le donne del Campiello di aver scritto solo feuilleton?
«Magari avessi scritto un feuilleton! E poi non esistono donne che scrivono, ma solo persone. Sono fierissima di essere donna ma non mi sento parte di un ghetto».
La sua è unopera prima. Vincere tra i big non è unanomalia?
«Il Campiello Opera prima (vinto da Paolo Giordano, ndr) segnala un libro che non ha ancora raggiunto maturità espressiva e anagrafica. La giuria ha riconosciuto che, sebbene esordiente, mi sono impadronita di tecnica e mestiere. Non mi sono svegliata una mattina dicendo: Ora scrivo. Prima di Rossovermiglio ho buttato infinite pagine».
Ha fatto tutto da sola?
«Nessuna scuola di scrittura, nessun maestro ufficiale. Solo riferimenti, come i classici inglesi».
Ora si considera una scrittrice?
«Ci ho messo moltissimo ad arrivarci, ma direi proprio di sì».
Anche il suo secondo romanzo sarà... un feuilleton?
«Ci sto lavorando da quasi due anni. Sarà ambientato nel presente. Ci saranno agnizioni, fatti forti. Come nella vita. Anche la vita è un feuilleton».
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