«Cancelli i graffiti dai muri»

Consigli non ne vuol dare, «non sono richiesti». Ma uno, alla fine, se lo lascia scappare. «Se riuscisse a ripulire tutti i muri della città dai graffiti, passerebbe alla storia». Paolo Pillitteri, sindaco di Milano dal 1986 al ’92, sente parlare di trasferire l’Ago e il filo da piazza Cadorna e si augura che Letizia Moratti, sua erede a distanza di 14 anni, «non perda tempo in questi giochi di società che si ripetono ogni volta che cambia un sindaco o un assessore. Meglio lasciare i monumenti dove sono, piuttosto sarebbe magnifico se riuscisse a togliere le scritte dei writers dagli edifici, sono il vero orrore della città».
Dell’ambizione da «supersindaco» della Moratti, che vuol tenersi le deleghe alla sicurezza, al bilancio, alle partecipate, ai rapporti istituzionali e internazionali, Pillitteri è convinto che «scoprirà presto che sono troppo pesanti. E lo dico per esperienza: capitò anche a me di voler tenere diverse deleghe, come il decentramento e quella ai sistemi informatici.

Ma dopo qualche mese capii che era impossibile, troppo faticoso. La Moratti ha una mentalità molto più manageriale: penso che voglia riorganizzare quei settori, come il bilancio, e dopo averli razionalizzati li trasferirà ai suoi assessori. A cosa servono sennò?».

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