Candidati, ultimo round a Bondi La Lega perde un uomo (per ora)

Tutto chiuso nel listino regionale bloccato, anche se non ancora ufficiale. Il coordinatore regionale, Guido Podestà, e il suo vice, Massimo Corsaro, sono volati a Roma per definire gli ultimi dettagli e la Lega ha acconsentito a ritirare il sesto uomo, cedendo così il passo a un altro esponente del Pdl: si tratta di Paolo Cagnoni, assistente del coordinatore nazionale Sandro Bondi. Una vittoria del Pdl, e in particolare dell’area liberal, che consente di chiudere undici a cinque la partita tra il Popolo della libertà e il Carroccio sull’elenco bloccato.
L’ultimo dei lumbard è l’assessore alla Sanità, Luigi Bresciani. In ambienti leghisti si ritiene che a rimanere fuori sia uno dei due militanti lumbard della prima ora, ovvero Mario Cavallin di Magenta o - ma è meno probabile - Cesare Bossetti di Varese. In ogni caso, l’attenzione della Lega è concentrata su altre questioni più pesanti, dagli assessorati ai tre bracci operativi della Regione. Ma si tratta di questioni che saranno definite in modo chiaro solo dopo aver pesato i partiti nel voto.
I primi otto nomi del listino bloccato, ovvero coloro che hanno la certezza di essere eletti, sono il presidente della Regione, Roberto Formigoni, il capogruppo del Pdl, Paolo Valentini Puccitelli, il responsabile organizzativo regionale del Pdl, Doriano Riparbelli, l’ex capogruppo di An, Roberto Alboni, l’igienista dentale del san Raffaele, Nicole Minetti, l’ex fisioterapista del Milan, Giorgio Puricelli, e due esponenti della Lega, ovvero il vice presidente della Regione in pectore, Andrea Gibelli, e la consigliera bresciana Monica Rizzi, di cui si parla come possibile assessore all’Agricoltura.
Seguono il geometra di Macherio, Francesco Magnano, l’ex assessore, Marco Pagnoncelli, gli esponenti di area An, Pietro Macconi ed Enrico Mattinzoli, e appunto il bondiano Cagnoni. Nessuna sorpresa nelle liste regionali, dove i capilista sono Giancarlo Abelli a Pavia, Gianluca Rinaldin a Como, Giulio Boscagli a Lecco, Monica Guarischi a Lodi, Marcello Raimondi a Bergamo, Vanni Ligasacchi a Brescia, il vicepresidente del consiglio, Enzo Lucchini, a Mantova, l’assessore Gianni Rossoni a Cremona e Lucia Arizzi, di area An, a Monza. Resta fuori Guido Della Frera, nonostante avesse già dato il via alla campagna elettorale.
Grande movimento prima di decidere il capolista di Milano. Gli ex di An hanno fatto pressioni per avere Romano La Russa come capolista, ma il vertice milanese si è chiuso con la decisione di procedere secondo l’ordine alfabetico. In un primo momento era stato ipotizzato che l’onore potesse toccare all’assessore Massimo Buscemi, appena approdato dal collegio di Varese. Ma alla fine è prevalsa la logica degli uscenti e così l’ordine alfabetico ha premiato Alessandro Colucci.
Il governatore, Roberto Formigoni, non ostenta malumori: «Le liste mi sono arrivate via fax ed è tutto chiuso». Alla fine nessuno di coloro rimasti in bilico fino all’ultimo è rimasto fuori, ma Formigoni garantisce che i criteri seguiti sono stati molto rigidi: «Abbiamo stabilito di non ammettere in lista chi è stato rinviato a giudizio, nonostante ciò non basti per stabilire la colpevolezza.

Significa che abbiamo escluso gente che non è ancora colpevole e quindi non vengano a raccontarmi che non sono criteri severi. Sono molto severi».
Rimane fuori Sveva Dalmasso, nonostante fossero in molti in consiglio regionale a non credere alla sua esclusione dal listino.

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