Franco Ordine
nostro inviato a Napoli
Cinquecento aficionados sotto lalbergo degli azzurri per tutto il giorno, in seimila allo stadio a condire di gridolini e ovazioni il test tradizionale. È Napoli, bellezza dove lItalia torna dopo quattro anni, precedente apparizione nellottobre del 2002, Italia-Serbia, 1 a 1, gol di Del Piero e Mihajlovic, partita insipida e incolore. È anche la coda del mondiale, con la sua colonna sonora, il famoso pooo-po-po-po, e la scenografia confezionata per loccasione: i fortunati ragazzi del settore giovanile napoletano scorteranno la coppa del mondo per il giro donore dieci minuti prima dellinizio. Guardare e non toccare le raccomandazioni di rito. Aggiungiamo, per dovere di critica, un saluto riverente a Marcello Lippi nel frattempo spaparanzato sulla barca, e poi voltiamo pagina. Nel tentativo di definire meglio i contorni del destino della nazionale affidata alla inesperta guida di Roberto Donadoni, ragazzo di sanissimi principi e di grandi valori.
Comincia stasera la grande avventura dellItalia campione del mondo 2006: deve passare attraverso la cruna dellago di una qualificazione europea non molto semplice, facendosi largo tra la spietata concorrenza di Francia e Ucraina, senza far rimpiangere quelle indimenticabili serate al mondiale di Germania. Non ci sono, a fargli compagnia e a incoraggiarlo, alcuni degli esponenti più qualificati ed attesi, da Nesta a Totti, passando per Toni e Del Piero, daccordo ma questo è un particolare trascurabile. Quel che conta è, come al solito, la partenza e perciò anche il risultato che deve riscaldare i cuori e smerigliare la quarta stella che compare da questa sera sulle casacche azzurre che manterranno eccezionalmente i numeri del mondiale tedesco.
Lentusiasmo di Napoli e dello stadio vestito dazzurro è garantito. Scontato, a dar retta alle garanzie firmate dal ct al debutto senza tradire particolari emozioni, anche quello del suo gruppo. «Siamo belli preparati, pimpanti, vogliosi», è la sintesi che vale forse più di una benedizione pastorale del predecessore o dello stesso Totti, rimasto a Roma a discutere sulla data del suo rientro, inizio del 2007 a sentire le registrazioni autentiche del suo pensiero, molto più in là secondo voci che arrivano dallo spogliatoio romanista. Donadoni, accolto tra mugugni e nasi storti, è sotto esame, inutile giocare a nascondino con le insidie. Il bergamasco, che ama le sfide complicate e non si tira mai indietro quando cè da affrontare una curva a gomito della sua carriera, ne è consapevole e ciò forse basta per metterlo al riparo da scossoni o cadute pericolose. Con lui, nel mirino, cè tutto il calcio azzurro, apprezzato con qualche sforzo per la trionfale cavalcata da Hannover a Berlino e atteso al varco da rivali di modesto spessore. «Ho detto ai ragazzi: bisognerà dimostrare tutte le volte di essere degni di quel successo».
Anche la Lituania è pronta a rendere amaro il calice. Le scelte di Donadoni, tra laltro, sono quasi obbligate e partono da un coraggioso schema tattico (il 4-3-3) per passare a un indispensabile mix tra gli eroi di Duisburg e qualche volto nuovo. Lesponente di spicco di questultima brigata è Antonio Cassano rimesso a nuovo dallarrivo di Capello a Madrid e pronto a rimpiazzare Totti sul piano squisitamente tecnico. Inzaghi ha bisogno delle sue sponde per trovare spazio dentro il fortino altrui, guardato a vista da ben cinque sentinelle di grande stazza. Una delle rare perplessità del ct è legata al viaggio improvviso effettuato ieri sera a Roma da De Rossi (motivi familiari, la salute di sua moglie). Dovesse risultare provato il giovane romanista, gli subentrerebbe un sodale, Perrotta in ritardo di condizione fisica al pari di molti altri esponenti.
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