Cantatore sfida il danese Jensen se vince avrà la chance mondiale

Avevamo lasciato Vincenzo Cantatore al termine d’una calda serata estiva, il 21 giugno a fianco del Colosseo, dove aveva combattuto (e vinto) un match che aveva restituito alla platea, sia pure per poche ore, il fascino della boxe. Stiamo per ritrovarlo, di nuovo sul quadrato, quello più moderno del Palalottomatica, dove combatterà venerdì 14 contro Johny Jense, imbattuto boxeur proveniente dalla Danimarca (22 vittorie, 2 pari) che sbarca nella capitale con la fama d’incassatore niente male. In palio c’è la corona conquistata sei mesi fa proprio in quell’occasione, mentre va sottolineato che il match che sta per affrontare rappresenta un antipasto al Mondiale programmato dallo staff del pugile (nato a Santo Spirito, in provincia di Bari, ma trasferitosi a Roma a due anni) per la prossima primavera. In caso di successo contro Jensen, Cantatore spera infatti di combattere per i titoli iridati Wbc e Wba contro il campione in carica l’inglese David Haye, se questi non salirà di categoria.
Teatro della conferenza stampa di presentazione della sfida sarà la sala stampa dello stadio Olimpico, mercoledì 12 dicembre alle 11, segno evidente (vista la location e considerato che lo stesso giorno si disputerà Roma-Manchester) che le attenzioni verso la noble art sono aumentate nonostante la crisi del pugilato italiano. La prevendita è andata letteralmente a ruba: esaurito da una settimana il secondo anello dello storico palazzetto dell’Eur - sono stati staccati seimila tagliandi -, si prevede una buona affluenza di pubblico anche se il match sarà teletrasmesso in diretta alle 23. Quattordici anni di carriera professionistica vissuti sempre fuori dagli stereotipi abituali, il cruiser italiano è stato già campione internazionale Wbc e due volte è stato superato alle soglie della cintura mondiale.

Memorabile l’occasione del 2005, quando sempre nella città eterna perse ai punti contro il britannico Johnny Nelson - alla tredicesima difesa del titolo - dopo averlo mandato giù nel nono round. E visto che siamo in argomento di terzo tempo, pochi hanno sottolineato l’abbraccio che i pugili si danno a fine match. Una fraternità poco consona a chi pratica sport meno nobili ma più ricchi.

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