Cantieri al veleno: mille cassintegrati

Sotto l’asfalto i veleni. Sopra l’asfalto, gli operai in cassa integrazione. Sono gli effetti collaterali dell’inchiesta della Procura di Brescia che ha portato in carcere l’ex vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, l’imprenditore Pierluca Locatelli e il responsabile dello staff Arpa Giuseppe Rotondaro, ed emersi dall’incontro che mercoledì sera si è tenuto all’assessorato alle Infrastrutture e mobilità della Regione. La sintesi è che un’opera ritenuta strategica - l’autostrada che collegherà Milano, Bergamo e Brescia - è stata frenata. E, soprattutto, che 926 lavoratori sono a casa, con una busta paga sensibilmente più leggera.
«Siamo preoccupati per loro e le loro famiglie - commenta l’assessore regionale all’Ambiente e alla mobilità Raffaele Cattaneo -. Riteniamo che il rapido riavvio del cantiere sia la miglior garanzia della salvaguardia del lavoro di queste persone, che non devono pagare un prezzo per fatti su cui certamente non hanno responsabilità».

Di fatto, però, la Procura di Brescia (che ha arrestato l’ex vicepresidente del consiglio regionale FGranco Nicoli Cristinai, il costruttore Pierluca Locatelli e il responsabile dello staff Arpa Giuseppe Rotondaro) ha disposto il sequestro di 34 chilometri su 62 del progetto, più 40 di viabilità connessa. Nonostante la ditta di Locatelli - che avrebbe sversato le sostenza tossiche - abbia operato solo su 7 chilometri.

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