Un crogiolo di lingue e di etnie, confini cancellati e ridisegnati, fiumi e città che cambiano nome e nazione di appartenenza: questo il retroscena biografico di Johannes Bobrowski, uno dei più interessanti poeti di lingua tedesca. Figlio di un ferroviere, nasce nel 1917 a Tilsit (lodierna Sovetsk), città della Prussia orientale sulle rive del fiume Memel (oggi Neman), al confine con la Lituania, in una regione in cui allora i tedeschi vivevano in stretta vicinanza con lituani, polacchi, russi, e dove la popolazione ebraica era presente in misura molto alta. Bobrowski trascorre la giovinezza in questa regione mistilingue, per alcuni periodi anche sulla riva lituana del fiume, in una masseria di piccoli contadini appartenente ai nonni. La poesia di Bobrowski, salvo rare eccezioni, si articolerà sullo sfondo di questo paesaggio, sempre animato da figure reali: pescatori, contadini, mercanti ebrei.
Gli studi lo portano a Königsberg (oggi Kaliningrad) dove è allievo dello scrittore Ernst Wiechert, e a Berlino. Costretto ad arruolarsi nella Wehrmacht, è soldato in Polonia, Francia e Unione Sovietica dove, prigioniero fino al 1949, scrive le sue prime poesie. «Ho cominciato a scrivere sulle rive del lago Ilmen, nel 1941, nel paesaggio russo, ma da straniero, da tedesco. Da questa esperienza deriva un tema: i tedeschi e loriente europeo. Una lunga storia di sciagure e di colpe a carico del mio popolo, che non è possibile estinguere ed espiare, ma che merita una speranza e un onesto tentativo nella poesia tedesca». Forse anche per questo è poeta della riconciliazione.
La sua prima raccolta di versi esce nel 1961 con il titolo Tempo sarmatico. Bobrowski si attiene alla definizione di Sarmazia del geografo greco Tolomeo, che designa sotto questo nome le pianure situate a est della Germania, tra la Vistola e il Volga.
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