Erano ottocento, qualcuno dice di più. Ma in realtà non conta molto il numero. Erano davvero tanti, l’altra sera, a ricordare Fabrizio De André a 14 anni esatti dalla sua scomparsa. Lo hanno fatto nell’unico modo possibile: cantando le sue canzoni. Era l’11 gennaio del 1999: quel giorno se n’è andato uno degli autori italiani più amati di sempre. Cantante inconfondibile, poeta innovativo e originale fin dai primissimi lavori, compositore che - caso più unico che raro fra i cosiddetti cantautori - è riuscito a dare il meglio di sé nella maturità, con un lavoro di ricerca profondo e ispirato nelle radici delle sonorità mediterranee.
Genovese di nascita e di elezione, De André è stato anche “milanese”. A Milano ha lavorato e vissuto a lungo. Ma le sue canzoni erano, e restano, universali. E amate in tutta Italia, un po’ da tutti. Così l’11 gennaio di ogni anno, senza che nessuno li convochi, decine e centinaia di suoi ammiratori, milanesi, studenti, giovani e anziani si ritrovano sul sagrato del Duomo.
Erano pochi ma emozionati qualche anno fa, quando l’appuntamento era ancora più spontaneo e semisconosciuto, e viaggiava solo con il passaparola. Sono tantissimi, i partecipanti, ora che questo concerto sta diventando una sorta di evento-non evento, di cui si parla anche in qualche radio, o nell’immancabile gruppo facebook, che raccoglie già reazioni, immagini e video del giorno dopo. Intorno alle 23 di ieri c’erano circa 800 persone, complice anche il clima mite. I più motivati sono rimasti fino a notte fonda. Chitarre, tante. Tamburi, fisarmoniche, anche violini. E tante voci. Un po’ come nelle cantate davanti ai falò: più o meno intonati, più o meno fedeli ai testi originali.
Con una scaletta improvvisata e dettata dal gusto del momento. Ma alla fine sono stati cantati tutti i classici, tutti i pezzi conosciuti e i gioielli non meno amati. E ora il popolo di De André pensa di fare il bis, il 18 febbraio, giorno in cui Fabrizio avrebbe compiuto 73 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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