Dopo il successo al «Tenco» come migliore opera prima 2008, Vasco Brondi torna questa sera al Circolo Magnolia (cera già stato la primavera scorsa) nella «nuova veste» istituzionale di giovane cantautore promettente.
In realtà, e ci tiene anche lui a precisarlo, non è cambiato nulla con l'assegnazione della Targa, «se non nell'etichetta che mi si affibia, anche perché non avevo alcuna intenzione di essere considerato un cantautore. Certo, nell'ultimo mese le cose si sono ingrandite, ma lo considero un lungo e graduale percorso iniziato tre anni fa, quando cominciai a lavorare per il disco». Sembra che il successo gli sia capitato soltanto da qualche settimana; in realtà già l'anno scorso «Le luci della centrale elettrica» (è questo il nome d'arte che si attribuisce il 24enne ferrarese) girava l'Italia con il cantante Moltheni e apriva a Londra un concerto di Vinicio Capossela: «Era già inverosimile uscire dalla mia città. Figurarsi fare il giro dell'Italia. E' così che col tempo le cose si sono ingrandite, fino al Tenco. E oggi mi sento protetto, poco esposto agli sfruttamenti discografici, anche perché sono circondato da collaboratori a me vicini, che mi vogliono bene», ci racconta Vasco Brondi. La sua musica, prodotta a costo zero. E quasi priva di melodia, e i testi sono un'esplosione di poesia, roba da vecchi tempi: «La musica ha valore là dove non c'è intrattenimento. Io scrivo, e basta. Senza pensare a uneventuale pubblicazione. Senza avere obiettivi e domandarmi se quello che butto giù diventerà una canzone o un romanzo. E quel che faccio è forse l'unica cosa che so fare: iniziai probabilmente questa attività anche per evitare di lavorare o comunque di fare un lavoro di merda per tutta la vita». Qualche mese fa Vasco ha infatti abbandonato il lavoro da barista che svolgeva a Ferrara. Anche per seguire da vicino il lancio del suo primo libro. Perché oltre a essere musicista è anche scrittore: «Nel frattempo è uscito Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero, il mio primo pseudoromanzo che di un romanzo ha soltanto un inizio e una fine, anche se in mezzo non succede nulla».
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