«Caos Calmo» stia fuori dalla breccia di Porta Pia

Da anni sono in ottimi rapporti - e se ce ne fosse stata l’occasione sono certo che saremmo già diventati molto amici - con lo scrittore Sandro Veronesi, autore del romanzo Caos Calmo da cui è stato tratto il film con Nanni Moretti. Conosco il libro e lo trovo decisamente bello. Il libro contiene una scena di sesso da cui è stata tratta - con molte modifiche - quella che nei giorni scorsi è stata al centro di una polemica completamente fittizia tra produttori e attori del film da una parte e l’Osservatore Romano dall’altra.
Già il libro di Veronesi non era piaciuto all’Osservatore (che ha tutto il diritto di dire quello che pensa, anche se magari sbaglia). Il film dev’essere piaciuto ancora meno. Per la verità, la nota del quotidiano vaticano relativa al film appare in modo assai marginale, e in un contesto molto circoscritto. Ma tanto è bastato ad accendere il vittimismo di persone (non certo Veronesi) che si sentono inattaccabili.
Sul merito della faccenda non c’è molto da dire. Le scene scabrose in letteratura (e anche nel cinema) non sono solo lecite ma sono anche consigliabili quando le esigenze narrative lo richiedono. Pasolini, generalmente amato dai cattolici, ha presentato scene ben più ributtanti di quelle di Caos Calmo.
Personalmente, credo che sia abbastanza raro trovarsi in presenza di certe imprescindibili esigenze, però a volte ci sono e devono essere rispettate. La letteratura è una realtà, non un contenitore da riempire.
Io cercherei di mantenere la discussione su questo piano. Ma noi non siamo in un Paese normale, e tantomeno in una normale democrazia. C’è chi può essere attaccato da tutti perché è brutto, cattivo e puzza (e magari è anche cattolico), mentre c’è chi è buono, moderno e profumato (e magari anche bello), e quando si tocca qualcuno di loro i giornali e internet si riempiono di parole quali «anatema», «vandea» e consimili.
Fatta salva la raccomandazione a non cadere in futuro in trappole come questa, viene un po’ di tristezza nel vedere la deriva di un mondo un tempo culturalmente vivace che, per conservare la parte di chi detiene la novità (e sono ormai sessant’anni), ha bisogno di inventarsi nemici anche quando non ci sono, facendo la parte dell’eroe a tutti i costi.
C’è chi vede nell’Italia di oggi un pericolo clericale incombente (a destra come a sinistra) e cerca di rivitalizzare una polemica che data dal 1870. Ma questo tempo, come dice bene Ernesto Galli della Loggia, è finito.

Dopo questa fase di transizione un po’ isterica mi auguro che verrà un momento in cui sarà bello tornare a interrogarci in profondità, superando gli schemi che, a tutt’oggi, rendono così difficile, da noi, l’esercizio del libero pensiero.

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