Roma - Il governo della Libia ha portato i giornalisti in aereo e pullman a Bin Jawwad e Ras Lanuf, città nelle mani delle forze fedeli a Gheddafi. Bin Jawwad è stata scena di una dura battaglia di sei giorni tra gli insorti e le forze leali al colonnello che hanno attaccato con artiglieria, mortai ed elicotteri d'assalto. Nella città libica i giornalisti hanno potuto vedere una stazione della polizia completamente distrutta, con finestre in frantumi, muri anneriti e bruciati e mobili all'interno disintegrati. Una scuola nelle vicinanze presentava grandi buchi nel tetto e nei muri. Le strade nei pressi erano vuote e le macchine rovesciate e bruciate per la strada. Le vie sono piene di macerie e l'odore di zolfo invade l'aria. La visita è poi continuata a Ras Lanuf. L'area è silenziosa e priva di segni di vita, presidiata da circa 50 soldati a bordo di dieci pickup Toyota, tappezzati da ritratti di Gheddafi. Un cortile era pieno di bossoli di proiettile e scorte mediche saccheggiate da una vicina farmacia le cui porte sono state abbattute a colpi di proiettile. Ras Lanuf, catturata dai ribelli una settimana fa, è caduta solo dopo giorni di combattimento.
La minaccia di Gheddafi jr "State attenti. Se tu tradisci un partner come credi che quello debba reagire?". Usa toni decisamente minacciosi nei confronti dell’Italia Saif al Islam Gheddafi, secondogenito del leader libico, in occasione di un incontro con i giornalisti italiani, riportato dal Corriere della Sera e da Repubblica. "Il messaggio per l’Italia è molto semplice - dice Saif - il popolo libico è unito, presto vinceremo la battaglia comtro questi terroristi, insciallah, e presto faremo i conti con tutti. Sarà molto facile rimpiazzare l’Italia con la Cina o la Russia". "Siamo scioccati dalla posizione italiana - incalza il figlio del rais - Berlusconi è nostro amico, siamo vicini, siamo amici. Potevamo aspettarci questo dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dalla Svezia: non dall’Italia". E ancora: "Abbiamo un futuro comune. Se noi perdiamo la battaglia qui, voi sarete i prossimi. Se noi vinciamo, voi sarete salvi". Per quanto riguarda la situazione interna, Saif non ha dubbi: "Sarà guerra fino alla fine. Questi terroristi non parlano di democrazia, di elezioni, di valori: sono semplicemente terroristi". "Gli abbiamo offerto il negoziato - insiste - hanno risposto con la guerra". E lancia un messaggio finale all’Italia: "la Libia è una linea del fronte per l’Italia. Quello che succede oggi qui da noi determinerà quello che succederà domani da voi. Per cui: state attenti".
Berlusconi: "Il baciamano? Sono un guascone" "Ho un forte carattere guascone, che qualche volta mi porta in modo spontaneo a comportamenti non strettamente conformi alla forma. Non nego di essere stato amico del popolo libico e lo sono ancora. La violenza va sempre condannata, ancor più se nei confronti del proprio popolo". Così il premier Silvio Berlusconi, in un’intervista a Gente, spiega il baciamano al dittatore libico Gheddafi. "Non ci resta che - afferma Berlusconi - guardare gli sviluppi futuri, sperando che i Paesi del Mediterraneo non cadano nella mani dell’estremismo islamico, ma che siano capaci di impiantare le fondamenta solide di regimi pienamente democratici".
La Lega araba chiede la no fly-zone I ministri degi Esteri della Lega Araba riuniti al Cairo - senza i delegati di Tripoli - avrebbero concordato di chiedere alle Nazioni Unite l’imposizione di una no-fly zone sulla Libia per impedire ai jet di Muammar Gheddafi di colpire indisturbati i
ribelli. Lo riferiscono fonti diplomatiche. In serata è previsto un incontro tra il segretario generale Amr Moussa e il capo della diplomazia dell’Ue, Catherine Ashton, per iniziare a definire una strategia condivisa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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