(...) Anche il Partito non ha mancato di dimostrare vitalità in molte occasioni di cui ricordo la raccolta firme nel mese di novembre, contro il governo Prodi, e, nel mese di dicembre, per le pre-adesioni al Popolo della Libertà, che hanno visto mobilitati decine di attivisti nelle strade genovesi a stretto contatto con la gente.
Ciò non di meno, Le riconosco che, come quasi sempre nella vita, si poteva fare di più (come dice la canzone «senza essere eroi»).
Voglio assicurarLe però che il nostro impegno per il 2008 sarà quello di smascherare la Sindaco Vincenzi di fronte alla città, partendo proprio dal suo programma elettorale.
Non possiamo infatti dimenticare che Marta Vincenzi, nove mesi fa, ha presentato un progetto che appariva praticamente esaustivo di tutti i bisogni della città di Genova, dei cittadini genovesi e delle sue molteplici culture.
Un programma socialista, liberale, cattolico e laico insieme: insomma nato dal classico milieu della sinistra nostrana che pensa di avere ormai raggiunto la rappresentatività globale.
Già nelle sua premessa, passi se con ardite operazioni di ingegneria culturale ed ideologica, vengono espunti gli aspetti sgraditi del pensiero altrui con una promozione sul campo del: «liberismo socialmente consapevole», «del solidarismo cattolico» (credo che continuare a ridurre il cattolicesimo al solo solidarismo sia profondamente riduttivo del messaggio evangelico che invece riguarda l'uomo nella sua interezza e che ha, pertanto, la promozione umana integrata come obiettivo terreno e la salvezza delle anime come suo obiettivo finale).
Solo «la grande tradizione della sinistra italiana» veniva invece promossa nella sua totalità, con la cecità tipica dei servitori del pensiero socialcomunista che non vi vedono falle o crepe, né locali, né nazionali né internazionali.
Comunque, accontentati tutti, cattolici, socialisti e liberali, la super Marta, tracciava un quadro della città che voleva a dir poco dolcissimo: una città che vedeva la ripresa del suo porto, delle attività industriali, della piccola e media impresa; una città della cultura, una città più sicura, più verde, più vivibile; una città dai redditi in crescita, dalle tasse in calo; una città dalle istituzioni trasparenti, dalla partecipazione dei cittadini al governo come metodo irrinunciabile, dalla sanità e dalla istruzione più accessibili e più vicine ai cittadini, dalla mobilità felice e via discorrendo.
Dopo nove mesi, di tutto ciò nemmeno un vagito ed anche il rendiconto alla città presentato a fine anno è un'ennesima operazione di immagine che non porterà risultati concreti ai genovesi (basti pensare che alla voce sicurezza nel centro storico la Sindaco si vanta dell'installazione di nuovi vespasiani).
Per dirlo in una battuta: «sotto il programma niente».
Ecco, caro Direttore, queste sono le cose che sentivo di dirLe e l'impegno che con Lei e con i lettori de Il Giornale intendo assumere.
Molto cordialmente.
*Coordinatore Cittadino
Forza Italia Genova
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