Capello jr: «La federcalcio ha i titoli per la revoca»

Pierfilippo Capello, 41 anni, è tra gli esperti di diritto sportivo più quotati d’Italia. Ha studiato con attenzione la querelle fra Inter e Juve per lo scudetto del 2006. «Cinque anni fa – racconta l’avvocato figlio di Fabio, ct dell’Inghilterra e vincitore di quel titolo, sul campo -, il commissario straordinario Guido Rossi attribuì il successo in una situazione di grande pressione, sollecitato dalla Uefa che chiedeva una squadra campione e le altre da iscrivere nelle coppe europee. In situazione normale il consiglio federale non ha il potere di modificare atti, quella però fu una situazione anomala e, considerato l’esposto della Juventus, c’era lo spazio per riprendere in mano le carte».
Capeggiati dal presidente di Lega B Andrea Abodi, alcuni consiglieri si sarebbero espressi volentieri.
«L’assegnazione di quello scudetto venne decretata da un organismo politico, non giuridico, pur con il parere autorevole dei tre saggi: Guido Rossi allora era come oggi il consiglio federale, in condizione ora di esprimersi come organo politico».
La Juve rischia sanzioni se scavalcherà l’ordinamento sportivo per rivolgersi alla giustizia ordinaria?
«Ma non è necessario che si esponga. Si può muovere un azionista a titolo personale, uno Juventus Club qualsiasi, persino un singolo tifoso, dichiarandosi danneggiato dalla mancata ridiscussione della sentenza».
Magari facendo prendere allo scudetto la via di Roma.
«Ufficialmente però la società giallorossa non l’ha chiesto, anzi tanti sostengono che non andrebbe assegnato. Si potrebbe non aggiudicarlo, come per il 2004-05, dal momento che la rettifica non interessa alla Uefa, oppure valutare di riassegnarli entrambi».


Da legale, infine, Pierfilippo Capello sottolinea che l’accusa del pm Palazzi non equivale a una sentenza: «Impossibile ipotizzare penalizzazioni anche solo virtuali, andrebbe lasciato spazio alle difese. Anche per questo da più parti l’Inter è invitata a rinunciare alla prescrizione e a farsi processare».

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