Nanni Scaglia
da Jerez de la Frontera
Ormai non si può più nascondere: Loris Capirossi e la Ducati sono i grandi favoriti alla vittoria del primo Gran premio del 2006. Dopo essere stati costantemente i più veloci nei test pre-campionato di Jerez, nel box Ducati si temeva che qualcosa potesse cambiare, che il dominio mostrato nelle prove libere venisse compromesso da chi sa quale fattore esterno. Ma l'ora ufficiale non ha fatto altro che confermare quanto si era visto due settimane fa, con una replica esatta del risultato di allora, con la grande differenza, però, che adesso conta davvero. Quindi: Capirossi primo, Gibernau secondo, gli altri lontano ad inseguire. A cominciare dal campione del mondo Valentino Rossi, solo nono con una Yamaha difficile da guidare, e proseguendo con il vice iridato 2005, Marco Melandri, settimo, costretto a tornare alla Honda dell'anno scorso per ritrovare un po' di sicurezza. Difficoltà acuite da una Ducati in forma mondiale, anche grazie a gomme Bridgestone estremamente competitive, capaci di conquistare i primi tre posti dello schieramento, ovvero l'intera prima fila.
«Su questo tracciato, abbiamo un piccolo vantaggio rispetto alla Michelin» è l'analisi di Yamada Sun, il responsabile della Bridgestone che stenta a trattenere la soddisfazione. Così come Federico Minoli, presidente della Ducati. «Prestazione incredibile, abbiamo iniziato alla grande - si esalta -. Complimenti a tutti: a Loris che ha guidato in maniera fantastica, a Sete che è andato fortissimo al debutto con la GP6 e alla Ducati con il suo motore super. Sono orgoglioso, perché costruiamo 40.000 moto all'anno e ci battiamo contro colossi come la Honda da nove milioni di pezzi. C'è da sognare, ma bisogna stare attenti a non esagerare».
Come fa Capirossi, perlomeno a parole, perché in pista è stato a dir poco strepitoso. La Ducati è una moto che va guidata di forza e nei tre giri con le gomme da tempo Loris sembrava in sella a un toro, che solo lui riesce a domare in quella maniera. «Ho preso la GP6 per le corna - se la ride - la moto andava di qua e di là, ma avevo la situazione sotto controllo». Una prestazione che in passato lo avrebbe probabilmente già appagato, ma a 33 anni Loris è un pilota maturo e pensa soltanto alla vittoria, l'unica cosa che conta davvero. «Abbiamo trovato l'assetto ideale per la distanza che mi consente di tenere un buon ritmo. Ma qui non va via nessuno, bisogna risparmiare le gomme per il finale. Sicuramente me la gioco con grande voglia, ma rimango il piccolo Loris di sempre...».
Capirossi stenta a contenere la gioia, mentre Gibernau, al di là del secondo posto, non sembra altrettanto soddisfatto. «Un conto è fare un solo giro veloce - professa prudenza - un altro la gara e con la moto che si muove così tanto è difficile tenere un buon ritmo per tutto il GP». Dopo i proclami dell'anno scorso, Sete ha scelto quest'anno il basso profilo, ma è evidente che dentro di lui sogna una grande rivincita: nel 2005, proprio su questo tracciato, finì nella sabbia all'ultima curva dopo un contatto con Rossi e la sua stagione, di fatto, si concluse in quel contatto. Vincere con la GP6 al debutto significherebbe prendersi una rivincita contro Valentino e contro il mondo che l'ha sbeffeggiato.
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